Net Neutrality, minaccia italiana

Net Neutrality, minaccia italiana

Le proposte della Presidenza italiana nel semestre europeo in corso rischiano di minare la neutralità della Rete a livello continentale. E trovano sponda nel nuovo presidente della Commissione, Günther Oettinger
Le proposte della Presidenza italiana nel semestre europeo in corso rischiano di minare la neutralità della Rete a livello continentale. E trovano sponda nel nuovo presidente della Commissione, Günther Oettinger

Dopo che il presidente USA Barack Obama si era schierato apertamente a suo favore, in molti avevano pensato che per la neutralità della rete si aprissero le praterie della regolamentazione sia Oltreoceano che nel Vecchio Continente. Non è così, purtroppo: le associazioni impegnate nella difesa dei diritti digitali lanciano l’allarme per quanto attiene la salvaguardia della net neutrality in Europa . La Commissione e la Presidenza di turno dell’Unione, che in questo semestre tocca all’Italia, potrebbero sacrificare il principio a fronte di esigenze non del tutto in linea con quelle dei cittadini.

L’allarme, doppio, è stato lanciato da La Quadrature Du Net e EDRi: la prima organizzazione pone l’accento sulle parole vergate dal nuovo presidente della Commissione, Günther Oettinger , che in un post sul proprio blog ufficiale ha prospettato il sacrificio della net neutrality e di altri principi di accessibilità a favore di una maggiore copertura della banda larga in zone rurali fin qui non coperte dal servizio. “Dobbiamo trovare idee nuove e fresche e avviare una discussione senza tabù – ha scritto Oettinger – Quindi, ecco la mia idea per incentivare gli investimenti nelle aree rurali e consentire alle telco di trarre beneficio dai loro investimenti. Qualcosa di simile a quanto stiamo già facendo nel settore dell’energia: in alcuni casi specifici, per le nuove linee di distribuzione le aziende possono essere esentate dalla richiesta di offrire ai concorrenti l’accesso alle linee”.

Un’ipotesi che ha fatto saltare sulla sedia La Quadrature : il rischio per una autentica competizione e per la garanzia di una Rete uguale per tutti sono reali, con circostanze nelle quali le esenzioni concesse a chi investe possano costituire un vantaggio competitivo inarrivabile per i suoi concorrenti. Senza l’accesso all’infrastruttura, costringendo cioè tutti a dover replicare la costruzione della rete fisica, i grandi sarebbero inevitabilmente favoriti rispetto ai piccoli : chi ha i capitali potrebbe passare avanti a chi rincorre, vanificando quella cosiddetta “platform neutrality” che fino a questo punto pareva l’orientamento prevalente a livello europeo. Una situazione nella quale, per ragioni diverse, si ridurrebbe la scelta per i consumatori non può essere vista dagli attivisti come un vantaggio per nessuno.

EDRi è invece intervenuta diffondendo i documenti, fin qui riservati, prodotti dalla Presidenza italiana dell’attuale semestre europeo per quanto attiene le modifiche da apportare alla regolamentazione continentale sulle telecomunicazioni: stando a quanto contenuto in questi documenti, riportati anche sotto, la proposta avanzata dal Belpaese sarebbe quella di eliminare del tutto la terminologia “net neutrality” e “servizi specializzati” dalle leggi scritte in sede europea a favore di una più estesa e particolareggiata definizione di questi principi. Aprendo quindi la strada a pratiche di controllo del traffico (traffic shaping) e “prioritizzazione” di specifici contenuti sul network continentale.

Un fallimento su tutta la linea, secondo EDRi: la cancellazione di ogni riferimento alla questione dei costi di accesso, la complicazione nella definizione di certi principi con un’inutile ridondanza espressiva, porrebbero dei rischi non da poco alla salvaguardia del principio della neutralità della rete. Senza una richiesta specifica alle telco di rispettare determinati valori, riconosciuti a livello europeo come imprescindibili per garantire massima libertà ai cittadini, il rischio che gli operatori del settore possano aggirare quegli stessi principi è troppo alto. In particolare EDRi pone l’accento sull’articolo 23 della proposta, dove non si richiede alcuna parità di accesso ai servizi “gratuiti” e a quelli “a pagamento”, e sulla formulazione di alcuni articoli che spalancherebbe le porte ai blocchi già operati nel Regno Unito e in Italia.

“Nel complesso – conclude EDRi – l’ultima proposta della Presidenza italiana indebolirebbe i diritti dei cittadini e annullerebbe le forti disposizioni adottate dal Parlamento Europeo nell’Aprile 2014. Se adottato, il testo mancherebbe delle necessarie protezioni per impedire la creazione di un nuovo monopolio da parte dei fornitori di accesso a internet. Nonostante tutte le discussioni sulla necessità di un singolo mercato digitale in Europa, avremmo invece nuove barriere e nuovi monopoli”. La faccenda potrebbe farsi molto complicata, insomma, e le organizzazioni che difendono i diritti digitali lanciano l’allarme in vista di un imminente votazione che dovrebbe avvenire in Europa nelle prossime ore : l’idea italiana pare raccolga le simpatie anche di altri stati membri.

Luca Annunziata

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 21 nov 2014
Link copiato negli appunti