NIC europei contro l'ICANN

NIC europei contro l'ICANN

Non è ancora chiaro quanti appoggino le dichiarazioni del NIC britannico ma ora l'organismo internazionale rischia di giocarsi fondi importanti
Non è ancora chiaro quanti appoggino le dichiarazioni del NIC britannico ma ora l'organismo internazionale rischia di giocarsi fondi importanti


Roma – I fondi che ogni anno i registrar nazionali europei versano all’ICANN, non sempre puntualmente e da sempre obtorto collo, sono essenziali al funzionamento dell’organismo internazionale di supervisione dei domini internet. Ma sono fondi che potrebbero presto smettere di arrivare.

Almeno questo è quello che propone William Black, direttore di Nominet , la società che gestisce i domini britannici, che ha spiegato: “Noi non sappiamo che cosa l’ICANN ci stia a fare”. Black, che ha un ruolo importante anche al di fuori del suo paese perché è il chairman dell’assemblea generale del Consiglio europeo dei Registri nazionali , sostiene che i NIC europei non devono pagare alcunché all’ICANN, colpevole di non garantire adeguatamente il funzionamento dell’infrastruttura di base del web.

Secondo Black, il Consiglio ritiene che l’ICANN non abbia adottato misure che consentano di garantire il funzionamento e l’integrità dei database gestiti dai 13 root server della rete, che di fatto indirizzano le richieste degli utenti internet ai giusti domini web. A gestire questi server è, come noto, una pletora di soggetti perlopiù su base volontaria, una situazione che secondo Black è instabile e rischia di portare a serissime conseguenze. Black propone contratti di servizio adeguati tra l’ICANN e i gestori dei singoli server.

La situazione d’altra parte sta arrivando ad un punto critico. Basti pensare che l’ Internet Software Consortium , che gestisce uno dei server, ha valutato ultimamente in 272 milioni al giorno le richieste che giungono a quelle macchine.

La tensione tra le organizzazioni europee e l’ICANN, già aumentata dalle difficoltà incontrate nel lancio ancora nebuloso dei domini.eu, è palpabile. Da parte sua, l’ICANN ha risposto a Black sostenendo che sarebbero “controproducenti” contratti che consentissero a singole organizzazioni di scaricarsi responsabilità sul funzionamento di uno o più server. L’ICANN, che sottolinea come da 15 anni a questa parte i server non abbiano mai smesso di funzionare, ha affermato che “come una parte qualsiasi di un sistema complesso, come internet, i server di root sono soggetti a continue minacce in continua evoluzione. La partecipazione continua di organismi diversi è il modo migliore per rispondere a queste minacce”.

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Pubblicato il
21 gen 2002
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