Nikon contro Canon, interviene Panasonic

Nikon contro Canon, interviene Panasonic

Le tre case giapponesi all'attacco della fascia alta del mercato. D600 e 6D sono le due full-frame "low cost" dei titani della fotografia. E la GH3 una piccola che vuole farsi rispettare
Le tre case giapponesi all'attacco della fascia alta del mercato. D600 e 6D sono le due full-frame "low cost" dei titani della fotografia. E la GH3 una piccola che vuole farsi rispettare

Due pezzi grossi e un pezzo piccolo: o, per meglio dire, un pezzo medio. Le strade scelte da Nikon, Canon e Panasonic per catturare l’attenzione di appasionati e addetti ai lavori alla vigilia del Photokina di Colonia sono complementari: le prime due cercando di condensare in un formato più piccolo i successi e le qualità di quelle che sono già dei nuovi classici della fotografia digitale (D800 e 5Dmk3), mentre la terza decide di far crescere in dimensioni e prestazioni la precedente e apprezzata GH2 per tentare di convincere i professionisti che non esistono solo Canon e Nikon sulla piazza . Missione riuscita per tutti, verrebbe da dire.

La prima a essere svelata è stata la Nikon D600 . Un po’ poco a sorpresa, è bene dirlo, la casa giapponese ha sfoderato questa reflex full-frame (il sensore è grande quanto un vecchio fotogramma di una pellicola 35mm) in formato compatto, che poca o nulla lascia a desiderare per quanto attiene le dotazioni tecniche. La D600 non fa quasi rimpiangere neppure la sorella maggiore D800: 24 megapixel, da 50 a 25.600ISO di sensibilità, 5,5fps di raffica, autofocus a 39 punti, video 1080p a 30fps e 720p a 60fps. La D600 cede qualcosa nell’autofocus e nell’esposimetro, e ovviamente nella costruzione del corpo, ma per il resto è evidente che le mire di Nikon sono di trasformarla in un best-seller analogo a quanto è stata la D300 qualche anno addietro.

La D600 avrà un prezzo di listino, solo corpo, di circa 2mila dollari: le dotazioni tecniche (ad esempio il mirino, copertura del 100 per cento e abbastanza luminoso) la rendono un’ottima scelta per un secondo corpo di un professionista o per diventare la punta di diamante del corredo di un amatore evoluto, e il prezzo è particolarmente invitante per entrambe le categorie di fotografi. Il rischio è addirittura, fatte salve le considerazioni economiche evidenti, di eclissare modelli fortunati come la già citata D300 (oggi D300s) o la D7000.

Lo stesso percorso logico l’ha seguito Canon, che ha condensato parecchie delle virtù della acclamata 5Dmk3 nella più compatta 6D : prezzo analogo alla D600, dotazioni quasi analoghe (per sensore, registrazione video, qualità costruttiva: solo la sensibilità è molto diversa, visto che Canon la porta su fino a 102.800ISO), potenziale pubblico acquirente analogo. Le armi in più della 6D sono WiFi e GPS integrati nel corpo macchina, così da renderla un’ottima scelta per fotoreporter in cerca di un corpo leggero e scattante da portarsi dietro, e le poche concessioni fatte rispetto alla più lussuosa 5Dmk3 sono riassumibili un autofocus meno evoluto e un mirino meno ampio, oltre ovviamente a una costruzione che si avvicina più alle Rebel (di cui la 650D è l’ammiraglia) che ai corpi macchina professionali di Canon.

Della 6D comunque non si può dir male: leggera, più della Nikon, con ampia dotazione di controlli integrati nel corpo e la presenza del wireless che interesserà molti tipi di pubblico. L’unica considerazione che è possibile fare a priori, prima che la fotocamera arrivi effettivamente sul mercato (a dicembre) è che rispetto alla D600 sembra più una reflex di fascia medio-bassa con funzioni avanzate e sensore full-frame che una professionale in forma compatta (ad esempio non c’è a bordo un connettore cuffie, indispensabile sulla 5DMk3 per garantire la proverbiale capacità di fungere da strumento di ripresa video; oppure, ancora, la D600 ha il doppio slot per la memoria). Improbabile comunque che questo la penalizzi realmente nella considerazione degli appassionati.

Infine, Panasonic ha fatto il percorso inverso: la GH3 , che non è una full-frame come le due precedenti ma una micro-4:3, ha l’obiettivo in questo caso di tentare di far acquistare appeal alla linea tra i professionisti visto il discreto successo in questo senso già ottenuto dai prodotti precedenti. La GH2, annata 2010 e vista appunto al Photokina di due anni fa, si è fatta apprezzare da molti fotografi (anche professionisti) per le sue doti, soprattutto video, e allora in Giappone hanno pensato di dare al pubblico quanto chiedeva: maggiore qualità video, mirino elettronico (EVF) migliorato, WiFi, corpo di magnesio tropicalizzato e di dimensioni più generose.

Il prezzo della GH3 è in linea con quello delle due fotocamere precedenti, 2.000 dollari, e la differenza che Panasonic spera possa attirare gli acquirenti è il bit-rate dei video registrati: 80Mbps è un valore di tutto rispetto, che ha eguali solo nella acclamatissima 5DMk3, e che compensa una dimensione del sensore decisamente inferiore a quelle delle full-frame (e “soli” 16Mpx per le foto scattate). Rispetto alle altre due, poi, lo schermo è snodabile e ruota su due assi, in modo da renderlo più flessibile nell’impiego durante la ripresa, e le dimensioni complessive sono comunque da 4:3 più che da reflex: è il vantaggio delle mirrorless, e Panasonic prova a sfruttarlo per costruire un percorso di successo alternativo a quello pluridecennale delle fotocamere dotate di otturatore e specchio.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 17 set 2012
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