NoLogo/ Conversazioni impersonali

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di Mafe De Baggis - Comunicare con un singolo individuo non è semplice come comunicare con un collettivo. E viceversa. Peccato che nessuno, apparentemente, colga la differenza nel marketing in Rete
di Mafe De Baggis - Comunicare con un singolo individuo non è semplice come comunicare con un collettivo. E viceversa. Peccato che nessuno, apparentemente, colga la differenza nel marketing in Rete

Per tutta una serie di motivi quest’anno volevo bullarmi di non aver visto neanche un minuto dei Campionati di calcio. Da un paio d’anni ormai la mia fonte di informazioni in tempo reale è Twitter, e da Twitter ho appreso fondamentalmente due cose: che l’Italia è stata rispedita a casa prima dei quarti e che il Sudafrica ha spammato il pianeta con delle trombette fastidiosissime chiamate vuvuzela .

L’altro giorno purtroppo sono salita in taxi e il tassista aveva una televisione sintonizzata sulla partita, rovinandomi il record e soprattutto facendomi capire, senza ombra di dubbio, che i calciatori italiani hanno deciso di farsi eliminare pur di non dover tornare in campo con quel marasma insopportabile. Io avrei fatto così, e dubito che i calciatori della nazionale siano meno fighette di me.

Eliminata l’Italia uno pensava di essersi liberato anche delle trombette, e invece no: non solo c’è chi ha pensato bene di tifare per altre squadre, magari quella del paese di provenienza, ma il Sudafrica ha deciso di continuare a cercare di farsi odiare dalla popolazione mondiale incitando a proseguire con l’inquinamento sonoro. La metropolitana di Milano è piena di affissioni che dicono, più o meno: “Scatta una foto con tua vuvuzela originale e postala sulla bacheca della pagina Fan Sudafrica”. Perché? “Notizie, offerte, ricette tipiche, curiosità e tanto di più…”.

Ora, a me sfugge perché una destinazione turistica voglia essere associata per sempre a un rumore assordante, ma avranno fatto i loro calcoli. Più in generale mi colpisce quanto sia o sembri difficile integrare la comunicazione di massa (quella dei media tradizionali) con la comunicazione personale (quella dei media digitali).

La comunicazione di massa per funzionare deve parlare e farsi capire da più persone possibili: per farlo deve essere facile da capire e veloce da mettere in pratica (se c’è qualcosa da mettere in pratica). Un’affissione in metropolitana che invita a
1) farsi una foto con un oggetto
2) pubblicare questa foto in un luogo digitale specifico
3) ottenere come ricompensa delle informazioni pubblicitarie
è un’affissione che non funziona. In genere qualunque iniziativa che dia indicazioni specifiche (fai retweet; posta sulla bacheca; invia una mail a; chiama questo numero digitando il numero progressivo dello scontrino) è inefficiente se posta lontano dal contesto.

Il problema non è l’invito a far qualcosa, ma la rigidità con cui si viene guidati a farla. “Pubblica una foto con la vuvuzela con tag sudafrica ” è la stessa iniziativa con molte complicazioni in meno. Anche se la soluzione migliore, se avessero chiesto a me, sarebbe stata: “Odi la vuvuzela? Vieni in Sudafrica che le abbiamo esportate tutte”.

Mafe de Baggis
Yours Truly

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Pubblicato il 2 lug 2010
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