A giudicare dai nomi filtrati nelle scorse ore sulle più recenti nomine al vertice di alcuni uffici governativi statunitensi, la presidenza di Barack Obama punta a mostrare un chiaro segno di discontinuità rispetto all’amministrazione che l’ha preceduta: premi Nobel, scienziati noti per la lotta ai cambiamenti climatici e sostenitori del protocollo di Kyoto, riconosciuti esperti dei propri settori di provenienza. Il tutto con un occhio alle fonti energetiche, e un altro alla tecnologia.
“Dalla conquista della Luna, alla sequenziazione del genoma umano, all’invenzione di Internet, gli Stati Uniti sono stati i primi a varcare quelle frontiere perché avevano leader che preparavano la strada” ha spiegato il neo-eletto presidente, nel suo ormai consueto discorso radiofonico del sabato. Leader che, ha precisato, non solo hanno fornito i fondi necessari a quelle conquiste scientifiche – visto che per promuovere la ricerca non ci si può certo limitare a finanziarla – ma che “hanno rispettato anche l’integrità della comunità scientifica”.
Obama ha quindi ribadito di volere accanto a sé “il team migliore” per guidarlo nel lavoro del rilancio della ricerca a stelle e strisce: un team che dovrebbe garantire libertà di spaziare in ogni campo dello scibile, senza che “i fatti e le prove possano venire distorti o offuscati da ideologia o politica”. E proprio in questa direzione che si spingono le recenti nomine del Nobel per la fisica Steven Chu a capo del Dipartimento per l’Energia, e le successive chiamate di John Holdren per l’ Office of Science and Technology Policy ( OSTP ) e Jane Lubchenco per il National Oceanic and Atmospheric Administration ( NOAA ).
Holdren, professore ad Harvard , e Lubchenco, docente presso la Oregon State University , sono entrambi autorità riconosciute nei rispettivi campi e ferrati anche in materia di politiche ambientali. Entrambi, inoltre, sono stati in più occasioni molto critici rispetto alle iniziative di Bush e del suo entourage rispetto alle questioni climatiche, denunciando a più riprese la scarsa attenzione alle problematiche che affliggono il pianeta sia per quanto attiene la flora che la fauna di terre e oceani. Nomine in qualche modo, quindi, scomode, e che non hanno mancato di far sollevare qualche brusio dalle rumorose lobby che sostengono la tesi secondo cui i cambiamenti climatici sarebbero solo un’invenzione di alcuni “scienziati estremisti”.
Nel segno della discontinuità anche le chiamate nel campo della medicina e della biologia, con il Nobel Harold Varmus (noto per le sue ricerche in campo oncologico e la sua politica di apertura della documentazione scientifica) e il professore del MIT Eric Lander (protagonista nella corsa alla mappatura del genoma umano) entrati a far parte del gabinetto presidenziale di consulenza su scienza e tecnologia. Nomi importanti a cui verrà affidato il compito di rilanciare il volano della ricerca USA in tutti i settori .
Resta ancora invece avvolto nel mistero il nome del futuro consulente per la sicurezza informatica della Casa Bianca : il cyber adviser , così lo ha definito Obama durante un suo intervento in campagna elettorale, avrà il compito di affiancare il CTO nazionale per condurre una politica coerente con i principi di sicurezza e libertà online inseriti nel programma presidenziale. Non è chiaro fino ad ora chi ricoprirà il ruolo: diversi candidati sono in lizza , ma dalla scelta di un militare, un esperto proveniente dall’industria o un politico si potrà già dedurre quale sarà la cifra dell’impegno degli USA in questo campo per i prossimi quattro anni.