OCSE: lo spam frena i paesi poveri

OCSE: lo spam frena i paesi poveri

Lo sviluppo di intere nazioni ne risente: l'acceleratore tecnologico è tenuto al palo da ondate di spam che non sono tenute a bada da ISP poco attrezzati e utenti poco informati
Lo sviluppo di intere nazioni ne risente: l'acceleratore tecnologico è tenuto al palo da ondate di spam che non sono tenute a bada da ISP poco attrezzati e utenti poco informati


Roma – Nei ricchi paesi occidentali lo spam è un problema : nei paesi in via di sviluppo, dove le infrastrutture comunicative sono ancora deboli e scarsamente organizzate, lo spam è una piaga in grado di mettere in ginocchio l’intero sistema economico. Lo sostiene l’ OCSE , Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta sugli stati toccati più di recente dalla rivoluzione digitale: Nepal, Nigeria e Malaysia.

Combattere lo spam, in questi casi, si rivela più difficile del previsto: i costi per implementare soluzioni avanzate di filtraggio sono scarsamente sostenibili per un paese povero. Se poi il traffico generato dai messaggi spammatori occupa l’80% della banda disponibile, come avviene nel caso dei piccoli ISP dell’africa subsahariana che offrono servizi di posta elettronica, è ovvio che il problema diventa velocemente drammatico .

Laddove esiste un solo ISP, come nel caso della poverissima Etiopia, una singola ondata di spam può facilmente tagliare fuori dalla Rete l’intera popolazione. Lo scenario è poi completato dalla totale mancanza di leggi specifiche, unita alla diffusa incompetenza tecnica di utenti ed amministratori. Una miscela potenzialmente esplosiva, che può tagliare le ali a progetti di sviluppo umano ed economico basati sull’informatizzazione di massa.

Esattamente come ricorda Suresh Ramasubramanian, consigliere OCSE per lo sviluppo tecnologico ed autore dello studio: prima di promuovere ulteriori passi in avanti, i paesi più poveri devono immediatamente essere aiutati dalla comunità internazionale per creare “basi legislative comuni per agevolare la lotta contro lo spam”. E’ prioritario, continua Ramasubramanian, “informare i cittadini dei paesi più poveri su come difendersi dai criminali online, oltre a formare una classe dirigente di tecnici ed informatici altamente specializzati”. L’educazione, secondo l’OCSE, è l’unico strumento per evitare che tutti questi paesi possano a loro volta diventare le nuove basi operative delle cosche internazionali di spammer.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
31 mag 2005
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