Bruxelles – Qualcosa si è inceppato nel meccanismo innovatore delle procedure interne delle istituzioni europee: al tentativo di aprire ai formati documentali standard e di garantire la massima apertura possibile nell’accesso ai documenti proprio non riescono a seguire altrettanti successi. Anzi, la Commissione Europea ragiona e si muove in modo assai diverso da quanto accada al Consiglio europeo e al Parlamento, tanto che si rischia un conflitto di formati .
Già promotore di iniziative sull’ open source , l’europarlamentare radicale Marco Cappato in una interrogazione chiede che il Consiglio e il Parlamento Europeo seguano la Commissione Europea nell’adottare nuovi formati: al momento molti uffici del Consiglio e l’Europarlamento accettano solo formati proprietari Microsoft , di fatto gestendo solo documenti prodotti con specifici software closed source .
La Commissione proprio di recente aveva spiegato di poter gestire ODF, PDF e qualsiasi altro standard ISO nonché di essere determinata a gestire e fornire documenti in tutti i formati più diffusi onde eliminare qualsiasi possibile barriera d’accesso. Non solo, ricorda Cappato in una nota, la Commissione lavora anche alla promozione di ODEF (Open Document Exchange Formats) proprio per arrivare ad una assoluta compatibilità dei documenti prodotti e gestiti dalle istituzioni europee e da quelle degli stati membri.
In tutto questo, osserva l’interrogazione di Cappato , i deputati del Parlamento vengono oggi obbligati a usare i formati Microsoft : ergo si chiede di sapere “quali misure immediate intende adottare il Parlamento affinché le infrastrutture informatiche di cui dispone siano pienamente conformi per poter ricevere e diffondere i documenti ISO 26300:2006?” (ODF, ndr.).
Ad una prima lettera inviata un paio di mesi fa dallo stesso Cappato al presidente dell’assemblea di Strasburgo Poettering, il questore responsabile per le infrastrutture informatiche, James Nicholson, aveva risposto che una configurazione prova basata su software libero è attualmente in fase di sperimentazione seguendo un “procedimento prudente, che tiene conto del bisogno di continuità di servizio delle nostre infrastrutture e dei nostri ambienti informatici”. Come a dire, cioè, che i tempi sono lunghi. Si attende, a questo punto, una risposta ufficiale all’interrogazione.