Ok della Corte Suprema ai filtri internet

Ok della Corte Suprema ai filtri internet

Si conclude con una clamorosa decisione la sfida ad una legge che richiede a tutte le biblioteche americane che ricevono fondi pubblici di filtrare il web nelle proprie postazioni pubbliche
Si conclude con una clamorosa decisione la sfida ad una legge che richiede a tutte le biblioteche americane che ricevono fondi pubblici di filtrare il web nelle proprie postazioni pubbliche


Roma – Si è conclusa con una decisione della Corte Suprema la grande battaglia dei sostenitori dei diritti civili e dei bibliotecari americani contro una legge che ritengono sia incostituzionale. Una legge che impone per la difesa dei minori l’applicazione di filtri per il web nelle postazioni di accesso aperte al pubblico, almeno per quelle biblioteche che vogliono continuare a ricevere fondi federali.

Già, i giudici della massima corte americana hanno infatti deciso che il Children Internet Protection Act (CIPA) non è incostituzionale e non viola il Primo Emendamento.

Inutilmente i sostenitori della libertà dei bibliotecari di decidere da sé hanno spiegato che obbligare all’apposizione di filtri significa non solo impedire anche agli adulti di avere libero accesso ad internet ma anche sottoporsi a quella enorme quantità di errori a cui i filtri stessi sono soggetti. Siti di medicina, diari personali e via dicendo sono solo alcuni dei siti internet spesso ingiustamente censurati dai filtri “che proteggono i minori”.

I massimi giudici americani hanno quindi sposato la tesi del governo federale che dinanzi alla Corte ha difeso il CIPA. Una tesi secondo cui i filtri sui contenuti del web equivalgono né più né meno alle politiche di acquisto dei libri presenti in biblioteca. E il CIPA, avevano affermato i rappresentanti governativi, consente agli adulti di chiedere in qualsiasi momento ai bibliotecari di disabilitare i filtri mentre si trovano su internet.

Va detto che dal momento in cui il CIPA è divenuto legge fino ad oggi i punti di accesso ad internet negli Stati Uniti disponibili ai minori si sono continuati a moltiplicare ed è naturalmente improbabile che l’imposizione confermata dalla Corte Suprema abbia un qualsiasi effetto sulla disponibilità di contenuti web “proibiti” ai più piccoli.

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Pubblicato il
25 giu 2003
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