Onde a elica per decongestionare il wireless

Onde a elica per decongestionare il wireless

Una ricerca italiana dimostra la fattibilità di trasmissioni in radiofrequenza di nuova concezione. Attorcigliando più segnali sulla stessa frequenza. L'esperimento nella Laguna di Venezia
Una ricerca italiana dimostra la fattibilità di trasmissioni in radiofrequenza di nuova concezione. Attorcigliando più segnali sulla stessa frequenza. L'esperimento nella Laguna di Venezia

Dall’Università di Padova arriva notizia di un nuovo, promettente modello teorico per la trasmissione di comunicazioni in radiofrequenza estremamente compatte, capaci di sfruttare con maggiore efficienza lo spettro elettromagnetico e accorpando più canali di trasmissione sulla stessa frequenza.

Lo studio, a opera di un team capitanato da Fabrizio Tamburini, si chiama appunto Codifica di più canali sulla stessa frequenza attraverso la vorticità radio e descrive i risultati di un esperimento condotto sul campo, nella laguna di Venezia: sfruttando il nuovo modello teorico, i ricercatori sono riusciti a trasmettere una comunicazione radio su una distanza di quasi 500 metri nella banda dei 2,4 GHz, in una zona piena di interferenze dovute ai cellulari, al WiFi (che opera su frequenze simili) e quant’altro.

Nello nuovo studio, Tamburini e team hanno fatto uso di onde radio “attorcigliate” in una forma che rassomiglia a quella dei fusilli di italica tradizione (o più geometricamente a un’elica simile a quella del DNA), una conformazione che permette appunto di moltiplicare a dismisura il numero di canali di trasmissione per frequenza diversamente da quanto avviene al momento (una frequenza radio equivale a un canale, salvo rare eccezioni).

Stando a quanto sostiene Tamburini, lo sfruttamento delle onde radio in una configurazione attorcigliata apre le porte non solo ad applicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni (connettività mobile priva di congestione in primis) ma anche nelle branche più “estreme” della ricerca scientifica.

“Del campo elettromagnetico conosciamo e usiamo molto poco – ha spiegato Tamburini – Una buona parte delle proprietà e delle informazioni ci sfugge: è come ascoltare una sinfonia, ma poter essere in grado di sentire soltanto i violini, perdendo tutto il resto”. Quelle sfruttate nel suo esperimento sono “proprietà del campo ( elettromagnetico, ndr ) ancora in larga parte sconosciute”, ha concluso il ricercatore, “che possono portare a molti campi diversi di applicazione, dalle nanotecnologie alla radioastronomia”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 6 mar 2012
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