Dopo alcuni mesi di attesa possiamo finalmente installare sui nostri PC una copia gratuita ad uso personale e non commerciale della nuova versione del sistema operativo di casa Be .
BeOS 5 Personal Edition (PE) è scaricabile liberamente dal sito Web e la sua dimensione è di circa 40 megabyte: una volta installato il sistema operativo andrà ad occupare circa 500 MB di spazio su hard disk.
L’installazione è proprio la nota caratteristica più interessante di questa versione del sistema operativo: è stata eliminata infatti la necessità di dover ripartizionare il proprio disco o avere a che fare con loader e boot sector. BeOS 5 può essere installato, come qualsiasi altra applicazione di Windows, su di una directory e lanciato semplicemente attraverso un eseguibile che s’incaricherà di uscire automaticamente da Windows e caricare il kernel del BeOS in memoria.
Questa particolare modalità d’installazione permette a BeOS di essere provato senza patemi d’animo anche dai meno esperti su PC dove sia installato Windows 9x: BeOS infatti lascia inalterata la struttura dei dischi con file system FAT, anche se una volta eseguito sarà poi possibile avvalersi del suo file system nativo. L’unica limitazione è costituita dal fatto che BeOS dovrà risiedere sull’unità C: del disco, ovvero sulla prima partizione, e avere a disposizione circa 600 MB di spazio libero. La casa madre consiglia comunque di creare un disco immagine per l’avvio diretto all’accensione del PC.
All’avvio del sistema ci comparirà una schermata che, come succede nel MacOs, ci mostrerà, attraverso l’attivazione in sequenza di icone di sistema, il caricamento dei vari moduli che compongono il sistema operativo. Dopo questa fase, tutto sommato abbastanza veloce (Be dichiara meno di 20 secondi), ci verrà mostrato il desktop su sfondo azzurrino contenente le icone di presentazione, il cestino, la cartella “Home” e la cartella “Sistema” (simile a “Risorse del computer” su Windows). Oltre al desktop troviamo anche la barra delle applicazioni in stile Linux, dove è possibile accedere a tutte le risorse del sistema (preferenze comprese, in stile “Pannello di controllo” di Windows).
Le stesse risorse (come nei sistemi Linux che utilizzano la shell grafica “X”) possono essere richiamate con il tasto destro del mouse: comparirà in questo modo un menù di possibili opzioni da utilizzare (praticamente tutto!).
L’aspetto dell’interfaccia grafica è molto curata (richiama la shell KDE) e la navigazione ricorda molto da vicino sia le interfacce X che quelle Macintosh, dove ogni applicativo è inserito in un menù contestuale, richiamabile, appunto, con il tasto destro.
L’interfaccia grafica proposta da Be in quest’ultima versione del suo OS ha acquistato rilevanza soprattutto dopo che, lo scorso 28 marzo, il suo codice sorgente (scritto in C++) è stato pubblicato come open source. L’azienda ritiene che questo possa favorire la massima integrazione fra le due componenti della GUI , il Tracker (il desktop) e la Deskbar (la taskbar), con le applicazioni sviluppate da terze parti. L'”apertura” del codice dell’interfaccia grafica del BeOS è importante anche per come potrebbe venir sfruttata dalla comunità di sviluppatori open source: a partire da quella base potrebbero infatti prendere vita nuovi progetti o essere migliorati quelli preesistenti, come Gnome e KDE.
Altra nota di merito per BeOS 5 è la possibilità offerta di leggere anche file system di terze parti, in particolare HFS (Mac OS), FAT16, FAT32, vFAT, e ISO-9660 e, tramite plug-in di terze parti, anche ext2 (Linux), NTFS, e NFS. Questo consente dunque di lavorare sulle stesse directory e gli stessi file creati con sistemi operativi diversi.
Leggere file system diversi è facile come navigare un CD-ROM: basta cliccare con il tasto destro sul desktop e selezionando la voce “Mount”: comparirà una lista delle partizioni disponibili (con astrazione sul file system utilizzato) e la possibilità così di “montare” e leggere floppy, CD-ROM ed gli altri hard disk presenti sulla macchina. Naturalmente, come in Linux (da cui Be ha in comune un kernel imparentato con quello dei sistemi Unix) le operazioni di mounting potranno essere automatizzate in fase di avvio.
Il file system nativo del BeOS è pregevole, di certo migliore dell’ext2 di Linux: basti sapere che è a 64 bit, supporta il journaling (un sistema che previene i disastri da black-out) e, stando ai test, vanta anche ottime prestazioni.
Per quanto riguarda il supporto dell’hardware, Be ha fatto passi da giganti: su di un PC abbastanza recente i rischi che qualche periferica “importante” non venga riconosciuta sono minimi. Naturalmente anche qui, come del resto per Linux, è meglio scordarsi fin da subito un supporto ai driver di periferica e al plug and play simile a quello offerto da Windows 98 e Windows 2000: da questo lato, gli OS di Microsoft non hanno ancora rivali.
Essendo una versione personale non dobbiamo aspettarci un grosso quantitativo di applicativi disponibili, ma troveremo quanto necessario per lavorare a casa e, soprattutto, utilizzare Internet.
BeOS è conosciuto soprattutto come un ottimo ambiente orientato alla grafica, alla multimedialità e alla connettività: non a caso Be lo definisce “The Media OS”. Di fatto il sistema completo incorpora molti altri applicativi, come quelli per il ritocco fotografico, l’editing video e audio, strumenti di sviluppo per il Web, server FTP e HTTP per la costruzione di Intranet. In totale, le applicazioni già disponibili sviluppate da terze parti sono circa un migliaio, molte delle quali scaricabili anche dalla sezione BeOS di Tucows.
Tra le applicazioni disponibili nella Personal Edition, troviamo utilità come un decompressore per file ZIP, un DiskProbe e uno SCSIProbe (gli utenti Macintosh ne sanno già qualcosa!), vari player multimediali (tra i formati supportati QuickTime, AVI, MPEG-1, JPEG, TIFF, BMP, Targa, PNG, PPM, WAV, AIFF, AU), un visualizzatore di immagini, tutto ciò che serve per collegare una videocamera e camera fotografica digitale, SoundRecorder e CDBurner per CDW-R, un browser Web (NetPositive), BeMail (limitato ma carino), più tutte le preferenze per configurare la connessione ad Internet, stampare (attualmente le stampanti supportate sono solo di 3 generi: Epson Stylus Driver, HP PCL3 Laserjet compatibili e PostScript) e condividere i vostri lavori in rete.
In conclusione, la Personal Edition è un buon sistema su cui partire per conoscere una realtà diversa da Windows e capire cosa significa un ambiente stabile quasi quanto NT ma, a differenza di questo, completamente orientato al multimedia: in effetti BeOS non ambisce alla fascia server del mercato, un settore già fin troppo affollato, ma piuttosto a quello delle workstation (dove però è bene rivolgersi alla versione Professional).
BeOS è un sistema che promette bene e, se troverà l’appoggio degli sviluppatori, potrebbe davvero diventare un nuovo contendente sul mercato.