Londra – Sono circa otto milioni gli utenti britannici che da siti internet e dal peer-to-peer scaricano musica protetta da diritto d’autore, una situazione che secondo i detentori dei diritti non può continuare . Ad affermarlo sono le major rappresentate dal British Phonographic Insistute (BPI).
Stando alla BPI , uno studio svolto sull’utenza internet anglosassone, sugli 8 milioni di utenti che scaricano musica ben il 92 per cento avrebbe ammesso di sapere che si tratta di un illecito . I numeri BPI parlano di 184 milioni di file scambiati illegalmente nel 2002.
Le stime di mercato dell’Institute sono orientate verso un vertiginoso calo delle vendite dovute a questo fenomeno. Addirittura ci si attende che quest’anno vengano acquistati il 32 per cento di album musicali in meno rispetto all’anno scorso mentre i singoli perderebbero addirittura il 59 per cento.
“Non ci sono evidenze più chiare di queste – sostengono i funzionari di BPI – del danno che il download illegale sta causando alla musica britannica e all’industria musicale. Il file sharing illegale sta causando veri e propri danni finanziari agli artisti, agli autori, alle società di registrazione, agli editori, ai rivenditori e a tutti coloro che fanno parte di questo settore”.
Per contrastare tutto questo, BPI sta mettendo in campo un’ampia campagna di informazione che comprenderà anche avvisi, che saranno fatti circolare in internet, che preannunciano procedimenti giudiziari a carico di quelli che vengono definiti “pirati” .