P2P, maxiretata contro il pedoporno

P2P, maxiretata contro il pedoporno

Seconda fase dell'operazione Canalgrande: ottanta gli indagati, decine di perquisizioni, 300 finanzieri impegnati nella sola Italia. Ma l'indagine è internazionale e coinvolge molti paesi
Seconda fase dell'operazione Canalgrande: ottanta gli indagati, decine di perquisizioni, 300 finanzieri impegnati nella sola Italia. Ma l'indagine è internazionale e coinvolge molti paesi


Venezia – La più massiccia indagine contro la produzione e diffusione di immagini di pornografia infantile su Internet ha raggiunto nelle scorse ore la sua “seconda fase”. Dopo i blitz in 65 diversi paesi dello scorso novembre ora in Italia e in numerosi altri paesi sono scattate moltissime denunce ed arresti a carico di persone che sfruttavano il peer-to-peer per scambiare o commerciare in pedoporno.

In questo secondo round dell’operazione Canalgrande le polizie locali di molti paesi già si sono mosse, precisamente in Norvegia, Spagna, Grecia, Polonia, Svizzera, Libano, Argentina, Canada, Lussemburgo, Francia, Belgio, Germania e Irlanda. Il loro lavoro è legato alle indagini condotte dalla Procura di Venezia che sta anche coordinando lo sviluppo dell’operazione internazionale.

Ieri mattina dunque il blitz ha coinvolto numerose regioni italiane, 35 paesi europei e decine di altri paesi in Africa, Asia e Americhe. Nell’insieme indagati e arrestati in questa seconda fase sono 376 e non è detto che non vi sia prossimamente un terzo round, visto che l’inchiesta continua.

Al cuore dell’operazione il tentativo di comprendere fino in fondo le modalità distributive. E questo perché inizialmente l’operazione si era focalizzata sullo scambio di questi materiali sul P2P quando poi è emerso che alcuni degli indagati erano responsabili anche della produzione di pedoporno. Se nella prima fase dell’operazione erano circa 600 le persone finite sotto inchiesta nei diversi paesi, ora alcuni di loro e di quelli ieri denunciati potrebbero essere accusati di violenza sessuale. In Italia vi sarebbe almeno un caso di un indagato che con cam nascoste ritraeva se stesso e le sue piccole vittime.

Una delle caratteristiche dell’indagine che la Procura ha messo in evidenza è la giovane età di molti degli indagati. Secondo gli inquirenti i giovani – sono 36 gli indagati sotto i 23 anni – sarebbero spesso spinti verso questo materiale dalla curiosità nella sostanziale inconsapevolezza che si tratta di attività criminali. Tra di loro finiranno probabilmente in guai seri solo coloro che hanno anche copiato e masterizzato quel materiale.

Nell’insieme, le polizie che lavorano sul caso hanno sequestrato 236 computer, 123 hard disk esterni e migliaia tra CD, DVD, VHS, schede di memoria e via dicendo.

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Pubblicato il
18 mar 2005
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