Pallonate dal goleador Tucci

Pallonate dal goleador Tucci

Giornalisti nel pallone? Pare proprio che internet non conceda tregua a quella generazione di professionisti che per lavorare ha dovuto farsi autorizzare
Giornalisti nel pallone? Pare proprio che internet non conceda tregua a quella generazione di professionisti che per lavorare ha dovuto farsi autorizzare


Roma – “L’opinione pubblica non vuole ricevere notizie non controllate, gonfiate oppure lontane anni luce dalla verità” e occorre “dettare regole ad hoc per risolvere il problema legato al sorgere di una miriade di siti, spesso anonimi, che diffondono notizie senza il minimo controllo”. Chi è che sa cosa pensano gli utenti internet italiani? Chi è che criminalizza l’anonimato in rete? Chi è che si erge a controllore? Si tratta di Bruno Tucci, centravanti dell’Ordine dei giornalisti, divisione Lazio-Molise, che ha stampato queste belle cose su un pallone tirato – via Poste Italiane – sul portone del Ministero di Grazia e Giustizia.

Lo giuro, ho cercato di trattenermi. Dopo aver letto su Interlex.it due editoriali di grande rilievo sulla questione (una lettura che consiglio a tutti), pensavo che sarei riuscito a trattenermi. Argh! Non ce la faccio, a rileggere queste dichiarazioni ed altre che riporto più sotto si ride troppo, e mi sembrava ingiusto farlo da solo. Ridere rilassa cuore e cervello, e di questi tempi ne abbiamo tutti bisogno.

Nella sua lettera-pallonata, Tucci non si limita a parlare di testate giornalistiche, argomento noiosissimo e obsoleto eppure dibattutissimo nelle stanzette un po ‘ ammuffite dell’Ordine. No, Tucci parla di “siti anonimi” e, credendo di essere sul punto di tirare un rigore, spara: “diffondono notizie senza il minimo controllo”.

Sono argomenti triti, lo so, ma questo suo tono ha qualcosa di nuovo e di vecchio. Nuovo, perché fino ad oggi l’Ordine e i suoi paladini erano stati sufficientemente prudenti per non esporsi, per criticare “l’anarchia della rete” senza però spingersi troppo oltre, se non a piccoli passetti. Sembravano aver imparato da Cavour, sembravano aver capito che muoversi sulle sabbie mobili richiede prudenza e che i movimenti inconsulti possono portare a fondo più rapidamente di quanto non stiano facendo le novità apportate dalla rete.

Quindi la pallonata di Tucci è qualcosa di nuovo. Ma anche di vecchio, perché il richiamo ha un sapore epico ed allarmato, tanto che inevitabilmente ricorda la reazione dell’ancien règime se non la riforma antiluterana, ovvero i momenti della storia nei quali il potere ormai logoro avverte la forza rivoluzionaria del cambiamento e raschia il barile alla ricerca dell’energia sufficiente per avviluppare il tempo e nasconderlo in un baule da dimenticare in soffitta. Ma dalla parte di Tucci non c’è Tayllerand né le truppe clericali, c’è solo una scarpa vecchia con cui il pallone è stato tirato, debolmente, e quindi afferrato dal portiere, Internet.

La rete non l’hanno capita, Tucci e quelli come lui, quelli che per lavorare come giornalisti hanno dovuto farsi imbollinare dall’Ordine che viola e violava i dettami costituzionali ammannendo sanzioni e autorizzazioni. Quelli che ora credono di poter fermare “i siti anonimi” con una legge, senza interrogarsi sulla sovranazionalità di internet, sulla molteplicità delle fonti dell’informazione e le loro tipologie, sull’emergere di ambienti elettronici totalmente incontrollabili da loro o da chiunque, come Freenet o Gnutella.

Tirano pallonate, ma la rincorsa è breve e il portiere è molto più veloce di loro. Non riusciranno a segnare, ma vederli calciare è uno spettacolo impagabile, una recensione era d’obbligo.

Paolo De Andreis

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Pubblicato il
19 mag 2000
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