Panty Raider, chiesta la censura

Panty Raider, chiesta la censura

Il nuovo videogame distribuito nientemeno che da Simon&Schuster ha attivato associazioni dei genitori e gruppi femminili che non approvano i messaggi che il game proporrebbe ai suoi utilizzatori
Il nuovo videogame distribuito nientemeno che da Simon&Schuster ha attivato associazioni dei genitori e gruppi femminili che non approvano i messaggi che il game proporrebbe ai suoi utilizzatori


New York (USA) – La nuova puntata dell’interminabile guerra tra videogames e censure arriva, tanto per cambiare, dagli Stati Uniti dove la Simon&Schuster sta distribuendo Panty Raider , un videogioco riservato al pubblico adulto e ciononostante finito nel mirino di associazioni di genitori, gruppi femminili e via dicendo.

La “trama” del game pone il protagonista su un’isola dove si trovano tre alieni e alcune modelle. Il suo scopo è quello di procurarsi foto delle modelle in biancheria intima per poterle dare agli alieni. Questi infatti hanno “esaurito” i cataloghi di biancheria intima a loro disposizione e minacciano, se non verranno date nuove fotografie, di distruggere la Terra.

La trama è dunque quella che è, ma pare che sia sufficiente a scatenare un fiume di polemiche e a costringere la prestigiosa casa editoriale statunitense a specificare che il game è rivolto ad un pubblico adulto. Le associazioni dei genitori invece sostengono che un gioco così è sessista, propone l’immagine di una donna oggetto e affida agli uomini ruoli triti e obsoleti, troppo “ristretti” rispetto alla complessità del reale.

Secondo il gruppo “Padri e figlie”, il gioco dovrebbe essere messo all’indice “perché non solo non è divertente ma è anche fuorviante”. Per fare fronte all’ondata di critiche, la casa editoriale ha anche specificato che il sito web del gioco sarà inserito nella lista dei software che bloccano l’accesso ai siti “offensivi” per i minori.

Secondo la codirettrice del Centro per la salute e l’eguaglianza tra i sessi, Jodi Jacobson, il game è da bandire: “Io voglio che i miei figli crescano come individui sessualmente sani e non voglio che siano continuamente bombardati con questo genere di immagini”. Scherzare su queste cose, sostiene Jacobson, “è tanto fuori luogo quanto scherzare sul cancro”.

La Simon&Schuster, dunque, è avvertita.

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Pubblicato il 5 mag 2000
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