Web (internet) – Al di là del merito, che divide l’opinione pubblica, la legge sulla par condicio ha fatto discutere, anche perché non accenna alla comunicazione politica via internet. E il regolamento “attuativo” appena varato dall’ Autorità per le comunicazioni non esce dai binari, evitando di citare internet, anche una sola volta, nei suoi 19 articoli.
In pratica, con un dettaglio notevolissimo si illustrano nel provvedimento i soggetti che sono interessati dalla normativa e quelli che dovranno fungere da organi di controllo. Né in un caso né nell’altro si parla di internet, ma sempre e soltanto di radio, televisione e degli altri media tradizionali.
C’è da chiedersi se una simile clamorosa “assenza” della rete dalla legge e dal regolamento non sia una dimenticanza quanto invece un atto di saggezza politica, perché le strutture di controllo non sono certamente sufficienti a garantire online la certosina “attività di prevenzione” possibile invece sui media tradizionali. Di sicuro, una normativa così puntigliosa nel descrivere possibilità, limiti, tempi e “parità” non sarebbe facilmente applicabile ad una rete che sfugge sempre più al controllo di leggi la cui efficacia normativa non superi i confini nazionali.