Parigi – “L’idea è di realizzare un testo regolamentare globale così che non vi possano più essere paradisi digitali o paradisi internet dove chiunque operi in un business poco pulito possa trovare le infrastrutture per portarlo avanti. Un adolescente dovrebbe sapere che anche se è molto dotato sul piano informatico, ciò che combina su internet può portarlo in prigione. La rete non è più un gioco”. Queste le parole e la filosofia dell’aggressivo ministro degli Interni francese, Jean-Pierre Chevenement, pronunciate in apertura dei lavori del G8 sul cybercrimine apertisi nella capitale francese.
Secondo Chevenement le aziende dell’alta tecnologia e i governi devono sviluppare delle regolamentazioni “in collaborazione” per mettere alle corde chi scrive virus, pirati del software, cracker e gli altri “cattivi” della rete. Il ministro si dice fiducioso che una normativa internazionale, sull’esempio di quella sui paradisi fiscali, possa essere scritta dal Consiglio di Europa e proposta al mondo…
Il ministro francese, che ha auspicato l’appoggio di India, Cina, Sudafrica e Israele, tutti mercati hi-tech in grande espansione, ha affermato che la cooperazione delle polizie internazionali è importante ma che ogni stato deve attrezzarsi e saper agire in proprio.
La linea “dura” di Chevenement pare sposata anche dal primo ministro francese, Lionel Jospin, che in un messaggio al G8 ha affermato: “La libertà è il dono più importante che ci fa Internet. Occorre combattere la disparità nell’accesso alle tecnologie dell’informazione e, allo stesso tempo, combattere gli eccessi di una libertà senza limiti”…
Rimangono forti i timori dei numerosi gruppi americani ed europei, come EPIC che alla vigilia del G8 avevano avvertito i paesi più industrializzati del mondo a non cedere alle tentazioni censorie. Le dichiarazioni di Chevenement, in effetti, non sembrano essere pensate per tranquillizzare del tutto chi tiene alla libertà digitale prima di ogni altra cosa.