Pechino (Cina) – Si chiama “Polizia Internet 110” l’ultima trovata del regime comunista cinese per controllare quello che viene visto online dagli utenti Internet del paese.
Stando alle dichiarazioni rilasciate dal ministero per la Pubblica Sicurezza, il programma è pensato per far sì che su Internet in Cina non vi siano contenuti “relativi a sette religiose, sesso o violenza”. “Per impedire – ha spiegato alla Reuters un funzionario di polizia – che gli utenti visualizzino informazioni dannose su siti cinesi o stranieri”.
Una censura a tutto campo, dunque, che mira a tenere lontani i materiali scomodi, quelli della dissidenza politica, a contrastare la setta Falun Gong portatrice di un’ideale di vita nemico del comunismo e a utilizzare la pornografia come specchietto per le allodole sulla serietà dei fini ultimi del regime.
Niente di nuovo dunque, se non fosse che questo software potrebbe a breve venire imposto nei luoghi pubblici, come le scuole e gli internet café sopravvissuti alle ripetute ondate di censura, e consigliato alle famiglie.
“Credo – ha spiegato il funzionario – che questo programma contribuirà a purificare i servizi Internet in Cina”.
A quanto pare, Polizia Internet 110 può monitorare il traffico Web, cancellare messaggi, impedire l’arrivo di messaggi da determinati mittenti e via dicendo. Le sue capacità censorie si aggiungono così a quelle già previste e attuate a livello centrale con server di Stato che monitorano di fatto la navigazione dei cinesi.