Pechino scopre il cybersquatting

Pechino scopre il cybersquatting

E decide che non gli piace. Varata una norma che punisce chi registra nomi di dominio "in cattiva fede". Ma non è prevista la pena capitale per chi erra
E decide che non gli piace. Varata una norma che punisce chi registra nomi di dominio "in cattiva fede". Ma non è prevista la pena capitale per chi erra


Web – Varata in Cina una norma contro il cybersquatting. Le autorità cinesi, che fino ad oggi hanno incoraggiato l’accesso alla Rete censurata dei propri cittadini, hanno iniziato ad accorgersi delle contraddizioni che talvolta emergono dall’avanzare di internet nella vita economica. E hanno così deciso che chi registra un dominio internet con desinenza .cn (quella assegnata alla Cina) rischia grosso se lo fa “in malafede”.

Stando ai dati ufficiali, in Cina sarebbe esploso il fenomeno dell’accaparramento di domini .cn con nomi altisonanti, come ProcterandGamble.cn. Domini che, una volta registrati, vengono immessi sul mercato e proposti alle imprese a prezzi esorbitanti. Cybersquatting dunque, che alle autorità di Pechino non va giù.

Stando a quanto riportato dai giornali locali, la nuova norma prevede che “chiunque registri un dominio che si confonde in modo deliberato con un trademark famoso, per vendere di più o per altri fini commerciali avrà la pena che merita”. I giornali hanno affermato che la pena prevista è una sanzione pecuniaria il cui importo, però, non è ancora noto.

Va detto che “il fenomeno Internet” in Cina sta seguendo ritmi di sviluppo formidabili. Pur con alcune incertezze sulle metodologie di raccolta delle cifre, il governo ha recentemente affermato che sono quasi 17 milioni gli utenti cinesi e che entro la fine dell’anno saranno superati i 20 milioni. I domini .cn registrati, intanto, sono già quasi 50mila.

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Pubblicato il 28 ago 2000
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