Roma – Da Perth, in Australia, è giunta nelle scorse ore l’ennesima segnalazione di un caso che fa riflettere sulla cecità di alcuni procedimenti nati da indagini sulla pornografia infantile in Internet. Il caso dell’ex preside di una delle maggiori scuole private locali si è concluso con la richiesta della polizia di archiviare la questione.
Ci sono voluti venti mesi prima che le pubbliche autorità scegliessero di chiudere il procedimento contro l’uomo che, nel frattempo, ha perso lavoro e reputazione . Stando alle ricostruzioni delle agenzie locali, sul computer dell’ufficio di John Bednall sono state trovate tracce di accesso ripetuto su alcuni siti pedopornografici. Secondo Bednall alcuni accessi a certi siti ci sono stati ma soltanto perché indizi facevano temere che minori della propria scuola fossero caduti in qualche trappola tesa da gestori di siti web senza scrupoli.
In due istanze il tribunale che si è occupato del caso ha chiesto alla polizia di inserire nelle prove a carico di Bednall anche i dati dei log che dimostrassero la data e l’ora delle connessioni, i siti web e i file a cui avrebbe acceduto il 57enne ex docente. Poiché tali prove non sono state fornite, l’accusa si è ritirata dal processo. E a poco servono ora le rimostranze dell’uomo sulla fine della propria carriera e i danni alla propria reputazione.
Ma in queste ore a sollevare ulteriore attenzione sulla questione centrale della tutela dei minori è anche la decisione della divisione britannica di MSN, MSN UK , di chiudere per un mese la ricerca dei profili dei membri della propria community.
Stando alle notizie di stampa, MSN non ha reso noti i motivi di questa scelta che sarebbe comunque finalizzata ad impedire che attraverso i sistemi di ricerca dei membri della community con profilo pubblico si possa accedere anche ai profili di utenti con meno di 20 anni. MSN UK conta di ristabilire le funzionalità di ricerca entro un mese, quando individuare il profilo di un minore richiederà la conoscenza del suo esatto indirizzo.
La scelta di MSN è solo l’ultima di una serie di decisioni che la stessa MSN ha preso in passato, per esempio chiudendo le chat , nel timore che vi siano ambienti digitali sfruttabili ai danni dei più piccoli.