Washington (USA) – Ha suscitato clamore la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di prendere in esame il caso sollevato da un gruppo di imprenditori del business a luci rosse contro una parte della legge “Child Pornography Prevention Act”.
Scalpore, perché i produttori di pornografia online ritengono che rappresenti una limitazione alla libera espressione quella parte della legge secondo cui sono vietate immagini artificiali create con il computer quando mostrano personaggi che possono sembrare minori in pose sessualmente esplicite. La “Free Speech Coalition”, che rappresenta in questo caso gli interessi dei produttori, ha già vinto una causa presso la Corte d’Appello di San Francisco che ha ritenuto fondate le accuse e che ha quindi portato alla richiesta di intervento da parte della Corte Suprema.
Va detto che la Free Speech Coalition ha più volte ribadito di essere contro la pedopornografia e di combatterla e non ha intrapreso alcuna azione contro le parti della legge che vietano produzione, possesso e commercio di immagini pedopornografiche. Gli avvocati dei produttori del porno hanno spiegato che “la legge rimane uno strumento efficace per combattere la pedopornografia” se si abbatte l’articolo sul porno “fasullo”.