Pedoweb, l'Italia oscura 177 siti

Pedoweb, l'Italia oscura 177 siti

Lo conferma il direttore della PolPost. E i dati dell'Interpol parlano di moltissimi siti di pedopornografia infantile ancora attivi. Ma ad attendere i minori online c'è anche il bullismo, spiega l'on. Angelilli. Il dossier
Lo conferma il direttore della PolPost. E i dati dell'Interpol parlano di moltissimi siti di pedopornografia infantile ancora attivi. Ma ad attendere i minori online c'è anche il bullismo, spiega l'on. Angelilli. Il dossier

La lotta alla diffusione di pornografia infantile su Internet prosegue a tutto campo. L’oscuramento di siti di settore procede anche in Italia e fin qui ne sono stati chiusi 177. Nel complesso, le operazioni della Polizia Postale hanno portato all’arresto di 205 persone ritenute colpevoli di possesso e diffusione di queste immagini, o persino di produzione delle stesse, e a migliaia le denunce.

Questi alcuni dei numeri raccontati ieri dal direttore dei servizi della Polizia Postale Domenico Vulpiani , numeri che indicano un enorme lavoro di controllo: sono quasi 11mila i siti segnalati all’estero e più di 273mila quelli che vengono tenuti sott’occhio. “Nella black list di siti pedopornografici – ha spiegato ieri – ce ne sono 163. Chiunque provi ad accedere ad uno di questi siti vedrà comparire sullo schermo la scritta Sito pedopornografico interdetto “.

Grazie alle intercettazioni, ha spiegato Vulpiani (“senza intercettazioni si chiude bottega”), all’inizio di luglio gli agenti della PolPost hanno individuato un italiano che pagava giovani minorenni per farsi inviare via Internet fotografie di nudo o peggio: sono azioni come questa che descrivono l’attività quotidiana di contrasto a certi comportamenti illegali e allo sfruttamento della condizione di sudditanza psicologica del minore.

Altri numeri citati ieri provengono dall’ Interpol , che coordina ormai da anni gli sforzi di molte diverse polizie, numeri che parlano di una quantità crescente di bambini che vengono sottoposti a violenza: ogni anno il “monte immagini” a disposizione dei pedopornografi aumenta di almeno 500mila unità e nel complesso sono almeno 20mila i bambini sfruttati e abusati .

Numeri che secondo Roberta Angelilli , parlamentare da lungo tempo impegnata nella tutela dei minori, descrivono solo una parte della realtà che su Internet vivono oggi i minori. “La pedopornografia online – ha spiegato – è solo la punta dell’iceberg degli abusi consumati via Internet. I bambini che navigano online sono sempre più spesso esposti a contenuti illeciti e sono indotti a comportamenti dannosi e illegali”.

Perché se ne è parlato ieri? Perché proprio ieri si è tenuta a Roma la presentazione del dossier “Internet e minori – Nuove strategie contro pedopornografia, ciberbullismo e abusi online”, un dossier voluto fortemente proprio da Angelilli.

A preoccupare gli esperti però non sono solo i numeri degli abusi, ma anche il modo in cui la rete viene vissuta dai giovani e dai più piccoli. Si diffonde l’accesso alla rete in tutta Europa, molti bambini passano molte ore collegati ad Internet, si ritiene che tra i 12 e i 15 anni almeno il 74 per cento dei giovani passi tre ore al giorno su Internet. Questo significa che in assenza di un controllo familiare particolarmente efficace, sono molti i piccoli utenti che finiscono per essere potenzialmente esposti ai pericoli della strada digitale. Tra questi è stato citato il grooming , in cui l’adulto via chat cerca di entrare in confidenza nel tempo con il giovane, con finalità sessuali, ottenendone la fiducia giorno dopo giorno e promettendogli qualsiasi genere di regalo.

Si è dunque parlato non solo di minori abusati, o minori che accedono a siti pedopornografici, ma anche del rapporto delle famiglie con il computer . Si combatte su più fronti: la Polizia Postale ha realizzato uno spot rivolto ai più giovani con l’idea di sensibilizzarli. “Un messaggio forte – ha spiegato Vulpiani – indirizzato agli adolescenti”. Il concetto è che se vedi cosa può accadere “farai più attenzione quando navighi su Internet”.

Uno spot che parla anche ai genitori, che spesso sono ignari di quello che i figli combinano online. “Molto spesso – ha infatti sostenuto Angelilli – è proprio il divario tecnologico generazionale la causa del mancato controllo. Alcuni genitori non sono in grado di accendere un computer o di inviare un SMS”. Non vanno sottovalutate tutte le forme di abuso a cui nell’era digitale i minori sono sottoposti, ha dichiarato Angelilli, secondo cui chi è vittima di bullismo lo è solo quando si trova in certi luoghi, e magari a certe ore del giorno, mentre “chi è vittima del ciberbullismo è esposto ventiquattrore su ventiquattro”.

In modo più difficilmente comprensibile a chi conosce la rete, ieri qualcuno ha parlato anche di presunte responsabilità di Internet . Si è collegato l’accesso al mezzo all’ istigazione al suicidio , una questione sulla quale esiste un rapporto del Consiglio d’Europa, si è paragonato Internet ad uno strumento che diffonde la sottocultura della anoressia , spingendo giovani donne su una strada talvolta fatale. Com’è ovvio non c’è alcuna responsabilità di Internet, semmai vi possono essere, forse, comportamenti illegali o al limite della legalità da parte di molti utenti della rete. Per una sensibilizzazione su questo fronte, peraltro, e non certo per limitare l’uso della rete, si muove l’iniziativa Safer Internet del Parlamento Europeo, che tra il 2009 e il 2013 tenterà di spingere i più giovani ad un uso più consapevole di un mezzo in sé straordinario e denso di opportunità.

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Pubblicato il
18 lug 2008
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