Pedoweb, l'operazione Koala

Pedoweb, l'operazione Koala

Da una segnalazione proveniente dall'Australia, la polizia svizzera prima ed Europol poi tracciano una pista che conduce ad un sito web gestito da un italiano, a cui facevano riferimento utenti di decine di paesi diversi
Da una segnalazione proveniente dall'Australia, la polizia svizzera prima ed Europol poi tracciano una pista che conduce ad un sito web gestito da un italiano, a cui facevano riferimento utenti di decine di paesi diversi

Gli attivisti dell’antipedoporno online le chiamano “piovre”: sono quelle organizzazioni che sfruttano la rete per diffondere a pagamento materiali di pornografia infantile, recuperando clienti in molti diversi paesi che agiscono in barba alle leggi locali e internazionali. È contro questo fenomeno che si sono mossi i cybercop svizzeri che hanno dato seguito ad una indagine nata, in realtà, in Australia.

Come spiegano loro stessi , l’operazione Koala ha avuto origine dalle inchieste della polizia giudiziaria australiana: esaminando il materiale sequestrato ad alcuni indagati, è stato infatti scoperto un video dal quale è stato possibile identificare tanto la vittima quanto il suo aguzzino. Quest’ultimo era un cittadino belga ed il video si è scoperto essere prodotto da un cittadino italiano, Sergio Marzola, di 42 anni. Italiano che a sua volta gestiva un sito web attraverso cui si ritiene vendesse immagini di pedopornografia a numerosi “corrispondenti” in giro per il mondo. A Marzola viene attribuita la produzione di almeno 150 video di questo genere.

Su questo “network” si sono mosse le forze dell’ordine dei Cantoni svizzeri che hanno compiuto decine di perquisizioni alla fine di settembre, provvedendo al sequestro di materiali informatici dai quali si spera di trarre nuove prove e nuove tracce. L’operazione, lanciata da Europol e coordinata dall’Ufficio federale di polizia svizzero, Fedpol, “si è svolta contro persone sospettate di essersi procurate e di aver messo in circolazione immagini pedopornografiche a pagamento”.

All’indagine hanno naturalmente preso parte anche le forze di polizia di Italia e Belgio, vista la nazionalità dei coinvolti nel video scovato in Australia. Esaminando gli accessi al sito, è stato possibile iniziare a lavorare sull’identificazione di persone che vi si collegavano da 30 diversi paesi. Nel complesso sono state arrestate più di 90 persone e sono 23 i minori vittime di abusi che sono stati identificati, di età compresa tra i 9 e i 16 anni.

“Le analisi del materiale sequestrato – fanno sapere dalla Svizzera – sono tuttora in corso e richiederanno ancora tempo. I primi riscontri da parte delle autorità summenzionate tuttavia mostrano che vi sono risultati positivi ed esistono connessioni con la pornografia infantile. Per non pregiudicare le inchieste penali in corso, non è al momento possibile fornire ulteriori ragguagli sulle operazioni”.

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Pubblicato il
6 nov 2007
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