Pescara, mozione per l'open source nella PA

Pescara, mozione per l'open source nella PA

I consiglieri provinciali di DS e PdCI hanno presentato una mozione per chiedere l'introduzione e l'espansione del software libero nella Pubblica Amministrazione. Ma si parla anche di docenti e open source. I dettagli
I consiglieri provinciali di DS e PdCI hanno presentato una mozione per chiedere l'introduzione e l'espansione del software libero nella Pubblica Amministrazione. Ma si parla anche di docenti e open source. I dettagli


Roma – Non si può ancora parlare di ondata di adesioni alle tesi del movimento open source ma di certo il fatto che anche a Pescara sia stata presentata nelle scorse ore una mozione per il software libero nella Pubblica Amministrazione fa riflettere. Dopo le deliberazioni di Firenze e di Lodi , infatti, il numero di province e comuni italiani che decidono di occuparsi della cosa e ragionarci sopra sembra destinato ad aumentare rapidamente, a dimostrazione di una crescente attenzione alla “questione software”, ormai centrale nel funzionamento della Pubblica Amministrazione.

Due giorni fa i consiglieri provinciali del Partito dei Comunisti Italiani e dei Democratici di Sinistra di Pescara hanno presentato una mozione con la quale chiedono l’introduzione e l’espansione del software libero nella pubblica amministrazione.

Non solo, l’Assessorato alla Pubblica Istruzione dell’amministrazione pescarese ha predisposto e presentato alla Regione Abruzzo, per l’anno 2001, un progetto per il”Potenziamento di laboratori multimediali e tecnologici – Formazione formatori e nuove tecnologie formative (didattica interattiva)”, nell’ambito dei POR ABRUZZO Obiettivo 3 (2000-2006) – Asse C – Misura 1 – Azione 5 – Sub azione I), in cui è stato previsto, tra l’altro, un corso di formazione di secondo livello “Open Source&Scuola” rivolto ai docenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia.

Ancora una volta nella mozione per il software libero si parla esplicitamente del ruolo di mercato assunto dalle tecnologie proprietarie, in particolare dal sistema operativo Microsoft.

“La motivazione principale della mozione – si legge nel comunicato diffuso dai due partiti politici – è di agire in chiave anti-globalizzazione nel settore informatico. Infatti di qui a pochi anni tutte o quasi le famiglie dei paesi avanzati avranno un collegamento internet in casa e ci sono fondati motivi di ritenere che la stragrande maggioranza delle postazioni internet utilizzeranno (se non cambierà qualcosa) un solo sistema operativo prodotto da una sola azienda di software con sede in una città degli Stati Uniti d’America”.

In modo esplicito, molto più di quanto finora accaduto nei casi di Firenze e Lodi, la mozione di Pescara punta anche sui vantaggi che non solo alla Pubblica Amministrazione ma anche all’economia locale deriverebbero dall’adozione di software libero. In particolare i presentatori affermano che “dal momento in cui il software libero è liberamente utilizzabile da tutti, si può immaginare una nuova generazione di aziende informatiche su base locale che punteranno su questo segmento di software per fare profitti esclusivamente sull’assistenza e sulla personalizzazione dei prodotti. I profitti così prodotti resterebbero inoltre prevalentemente in ambito locale, non essendo soggetti al pagamento di diritti ad una multinazionale situata magari in un altro continente”.

Viene anche prodotto un esplicito riferimento alle difficoltà con cui molte amministrazione sembrano affrontare il problema delle licenze sulle tecnologie proprietarie. Nel comunicato si afferma infatti che “con l’impiego di software libero non ci saranno più rischi di forti multe (o possibili complicazioni addirittura penali) per eventuali copie di sistema operativo trovate senza licenza, magari per smarrimento o installate per errore”.

Ma i sostenitori della mozione affermano anche che i vantaggi del software libero non sono solo legati alla gratuità del software stesso. “In realtà – affermano – il problema economico viene, a nostro avviso, in secondo piano. Anche perchè un’azienda che installa software libero (sistemi operativi, programmi da ufficio o altro) è giusto che si faccia pagare adeguatamente. Probabilmente la spesa informatica sarà meno imperniata sull’acquisto della licenza del software ma di più sull’assistenza e sulla formazione del personale”.

Nelle pagine seguenti pubblichiamo il testo integrale della mozione.


“Mozione – Introduzione ed espansione di Software Libero nella Pubblica Amministrazione”

Premesso che viene definito come Software Libero quel software (sistemi operativi, applicativi generici eleboratori di testo, gestori di database, navigatori internet e applicativi più specialistici) il cui uso non sia soggetto a limitazione, tranne quella di imporre limitazioni future sui prodotti da esso derivati (con la cosiddetta licenza GPL: General Public Licence) e il cui codice sorgente sia noto e liberamente disponibile;

Letto l’appello seguito da numerose firme di professionisti legati al mondo informatico, operatori della pubblica amministrazione e altri cittadini dal titolo “Soggezione informatica dello Stato italiano alla Microsoft” che mette in evidenza il forte sbilanciamento da parte della Pubblica Amministrazione verso l’impiego pressoché esclusivo di prodotti software di una sola azienda sia per quel che riguarda i Sistemi Operativi che per le applicazioni cosiddette da ufficio (word processor, data-base, presentazioni, “client” di posta elettronica, ecc.): si consideri che tale situazione ha instaurato un fortissimo monopolio sui prodotti software;

Considerato il delicatissimo aspetto, trattando la presente mozione di enti pubblici, della sicurezza informatica, si fa presente come l’impiego di prodotti proprietari di aziende che non rilasciano il codice con cui sono stati prodotti i programmi rende di fatto impossibile anche ad esperti sapere esattamente cosa quel programma fa o può fare o potrebbero fare future versioni. E’ noto che alcuni programmi proprietari sono potenzialmente in grado di inviare via internet notizie provenienti dal computer su cui sono installati a computer remoti, anche all’insaputa dell’acquirente, mentre la maggior parte dei software proprietari, mantenendo segreto il codice sorgente, rendono inattuabile o comunque molto complessa la verifica se tale possibilità sia o meno presente nei software installati. Questo aspetto sconsiglierebbe quanto meno l’impiego di software proprietari (senza codice sorgente controllabile) su personal computers su cui siano depositati dati riservati e/o di valore. Il rischio sopra esposto ha convinto alcuni paesi tra cui la Francia (ad esempio il Ministero della Cultura, dell’Educazione e del Tesoro), gli USA (compresi agenzie governative come CIA, FBI e NASA), il governo centrale Messicano, la Cina a dotare la propria Amministrazione pubblica prevalentemente e preferibilmente di software a codice aperto (open source), il Parlamento tedesco ha deciso di portare l’open source sui sistemi informativi istituzionali, la Corea ordina 120.000 soluzioni Office Open Source risparmiando circa l’80% dei costi, la Gran Bretagna vuole prescrivere l’uso del Software libero nell’amministrazione pubblica, ai comuni danesi sono all’esame le alternative Open Source, il ministero alla Tecnologia sudafricano su indicazioni del National Advisory Council on Innovation (NACI) sta promovendo a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, del business e della scuola l’uso degli strumenti Open Source e il punto centrale dell’iniziativa IT della Commissione Europea “e-europe” è la richiesta di sviluppo e diffusione di piattaforme di sicurezza con Software Open Source;

Considerato che nello stesso appello di cui sopra si rileva come dei pacchetti software sopra indicati vengano messe sul mercato di continuo nuove versioni dei prodotti, all’atto pratico diverse dalle precedenti solo per pochi dettagli o poche marginali funzioni, e che, come ogni utilizzatore di strumenti informatici ha avuto modo di osservare, spesso non esiste compatibilità fra due versioni di uno stesso prodotto, derivando così che se un qualunque ufficio della Pubblica Amministrazione che ha acquistato i prodotti Office, poniamo, della serie 2000 trasmette per posta elettronica o tramite floppy disk un documento elaborato con questa versione ad un altro ufficio che utilizza ancora i prodotti Office della serie precedente, quest’ultimo non sarà in grado di leggerlo. Si tratta, in pratica, per quanto variamente mascherata con licenze multiple, sconti e piani di upgrade, di una costrizione piuttosto discutibile, ad acquistare sempre il prodotto più recente; aggiornamento che spesso significa, per l’ufficio acquirente, o un calo di produttività dovuto ad una maggior lentezza dei prodotti più recenti (e pesanti), od una maggiore spesa per aggiornare anche lo hardware. Si tratta in pratica di una costrizione piuttosto discutibile ad acquistare sempre, a caro prezzo, il prodotto più recente;


Vista l’approvazione, da parte del Comune di Firenze, della mozione con la quale chiede l’introduzione e l’espansione del software libero nella Pubblica Amministrazione;

Visto l’ODG del Comune di Milano del giorno 11/03/02, sull’opportunità di introdurre dell’Open Source nella Pubblica Amministrazione e nelle istituzioni come alternativa al software proprietario;

Vista la proposta di legge “Norme in materia di pluralismo informatico, sulla adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei documenti informatici nella Pubblica Amministrazione”, per l’adozione del Software Libero nelle istituzioni e nella Pubblica Amministrazione;

Ritenuto che requisiti essenziali per i dati della Pubblica Amministrazione siano:
1) la sicurezza dei dati trattati e conservati;
2) Comunicabilità dei dati: cioè ogni documento messo a disposizione del pubblico dovrebbe essere in un formato leggibile dai principali programmi di videoscrittura e non solo da uno o pochi;
3) Stabilità del formato: cioè al fine di garantire la permanenza nel tempo della documentazione prodotta dall’amministrazione, evitando di dover ricominciare da zero in caso di cambiamento di hardware o software quindi la continuità del lavoro di essa, ogni documento deve essere in un formato riputato stabile nel tempo, che non subisce evoluzioni con l’evoluzione del software che lo elabora.

Osservato che l’acquisto delle nuove versioni del software Microsoft rappresenta una spesa ingente del totale della spesa informatica, con costi che si avvicinano a quelli sostenuti per l’acquisto dell’hardware dei modelli più recenti di personal computers;

Visto che tali stanziamenti di spesa potrebbero essere meglio investiti per potenziare il servizio di rete pubblico, ad oggi di potenzialità insufficiente o per la promozione di una maggiore alfabetizzazione informatica dei cittadini;

Analizzato che la tendenza considerata più conveniente, anche nell’ambito della cosiddetta “nuova economia”, è quella di spostare gli investimenti sui servizi come assistenza, corsi, formazione in genere e installazione, investendo più sugli uomini: continuare a proporre investimenti solo sul software e pochissimo sui servizi è anacronistico e probabilmente fuori mercato;

Evidenziato che contestualmente alla soggezione della Pubblica Amministrazione ai prodotti Microsoft si registra il cronico e incomprensibile disinteresse per il mondo del software libero, in particolare per sistemi operativi ormai molto validi (come Linux) e altri prodotti da ufficio funzionanti anche sotto windows e dalle caratteristiche in buona parte sovrapponibili a quelli dei prodotti Microsoft e che possono essere acquisiti anche gratuitamente;

Osservato anche che la frequente presentazione da parte di siti pubblici di documenti in formato “Microsoft Word” (quasi che questo fosse l’unico programma di videoscrittura esistente sul mercato) opera di fatto una indebita e gratuita (almeno si facessero retribuire per la pubblicità!) promozione di una società commerciale ai danni di altre;

Visto il progetto “Linux&scuole” dell’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico), con il quale si prefigge l’obiettivo della “diffusione delle tecnologie informatiche Open Source nelle diverse realtà didattiche”.


Visto il POR della Regione Abruzzo C/1.5, annualità 2001, presentato da questa Amministrazione in cui è stato proposto un corso di formazione di secondo livello per acquisire conoscenze e competenze dell’Open Source rivolto ai docenti delle scuole/istituti della provincia;

Costatato che tra le azioni del progetto e-government fanno parte anche quelle mirate:
1) a favorire le misure volte ad aumentare la sicurezza delle reti informatiche e dei dati trasmessi;
2) alla gestione elettronica delle pratiche burocratiche trattate dagli uffici amministrativi;
3) a sviluppare le competenze informatiche e tecnologiche dei dipendenti delle PP.AA.;

Considerato, altresì, che la Provincia di Pescara elaborerà un progetto di e-government in partnership tra i comuni per accedere ai finanziamenti previsti nell’ambito di attuazione del “Piano d’Azione e-Government”, varato dal Ministero per l’innovazione tecnologica, ai sensi del DPCM del 14.2.2002, la cui attuazione è affidata ai progetti presentati da Regioni ed Enti Locali.

Rilevato che internet e l’impiego di strumenti informatici diverrà sicuramente quasi un obbligo per ogni abitazione civile (come e più del televisore) di qui a pochi anni. Non sembra davvero opportuno che in ogni computer, in ogni casa ci sia soltanto software prodotto da una sola azienda e il cui codice non è noto a nessuno tranne ai produttori: questa ipotesi, attualmente estremamente reale, apre scenari preoccupanti almeno in potenza;

IMPEGNA LA GIUNTA PROVINCIALE

Ad implementare gradualmente i prodotti Open Source nei PC degli uffici della Provincia di Pescara, sino a renderlo prioritario e ad invitare anche gli altri enti pubblici ad “acquistare” pacchetti software per ufficio tenendo conto di:

a) esigenze di sicurezza e quindi esclusivo impiego di software libero o almeno open source per i computers destinati ad utilizzare e immagazzinare dati riservati, protetti dalla legge sulla privacy o comunque di valore per l’amministrazione e/o per i cittadini;

b) di valutare anche la componente costo del prodotto/assistenza fornita allorché siano state riscontrate in offerta concorrenziale caratteristiche comparabili di facilità d’uso e rispondenza dei singoli prodotti alle esigenze degli enti stessi (specie laddove queste si identifichino, come normalmente accade, nella semplice produzione di documenti, scampio di posta o in altre elementari funzioni) nonché a verificare se analoghe caratteristiche sono assicurate da prodotti che possono essere acquisiti gratuitamente;


A considerare nella creazione dei budgets di spesa i vantaggi derivanti da investire più in assistenza ed installazione e meno nel software in particolare impiegando software libero;

A promuovere l’impiego di formati di dati standard, aperti e documentati, in quanto di estrema importanza e flessibilità per mantenere la piena compatibilità con futuri cambiamenti tecnici e avendo questo notevole impatto nel caso di realizzazione di programmi ad hoc per la PA senza nessuna conseguenza sulla facilità d’uso;

Ad inserire nel programma dei corsi di riqualificazione informatica per i dipendenti provinciali anche l’impiego del sistema operativo Linux e di altri prodotti di free software (e quindi open source) e ad indirizzare i dipendenti all’impiego esclusivo nella spedizione di documenti di formati di salvataggio/interscambio leggibili da qualsiasi altro programma di scrittura (ad esempio formato rtf) e non semplicemente documenti nell’ultima versione disponibile del programma di word processing di cui dispongono;
similmente si dovrebbe agire con gli altri programmi di ufficio (tabelle, presentazioni, etc.);

Ad attivarsi per mettere in atto politiche per diffondere maggiormente il software libero e open source nelle scuole e presso tutti i cittadini;

A reperire i fondi nell’ambito del bilancio 2002 per organizzare una manifestazione (meeting) sul Software Libero e sul sistema operativo Linux, con la partecipazione di aziende private e PP.AA., finalizzata a far conoscere i prodotti liberi e la filosofia del software libero, in cui saranno previsti workshop e corsi “full immersion” aperti a tutti;

Ad aderire al progetto “Linux&scuole” dell’AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico), con il quale si prefigge l’obiettivo della “diffusione delle tecnologie informatiche Open Source nelle diverse realtà didattiche”;

A versare un contributo per sostenere:

1) l’Associazione Software Libero, affiliata a Free Software Foundation Europe, entità legale senza scopo di lucro, che ha come obiettivi la diffusione del software libero in Italia ed una corretta informazione sull’argomento;

2) ILS – Italian Linux Society è l’associazione che si occupa di favorire progetti relativi allo sviluppo su Linux in Italia, nonché di favorire il coordinamento tra i vari LUG italiani;

3) l'”Associazione per lo sviluppo della cultura informatica Amici di Linux” che ha lo scopo di introdurre la filosofia del software open source e di Linux in particolare nelle scuole e nella società;

A nominare referente dell’Open Source il Sig. Ficco Agostino, copromotore della presente iniziativa ed esponente della comunità dell’Open Source.

Pescara, 8 aprile 2002

Per il Partito dei Comunisti Italiani
IL CONSIGLIERE
(Franco CECCOMANCINI)

Per i Democratici di Sinistra
IL CONSIGLIERE
(Nino D’ANNUNZIO)

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Pubblicato il 10 apr 2002
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