Pirati europei alla riforma del copyright

Pirati europei alla riforma del copyright

Dalla protesta alla proposta: i parlamentari del Partito Pirata europeo pubblicano un documento programmatico che si propone di riformare radicalmente il diritto d'autore. Che non va abolito ma fortemente limitato
Dalla protesta alla proposta: i parlamentari del Partito Pirata europeo pubblicano un documento programmatico che si propone di riformare radicalmente il diritto d'autore. Che non va abolito ma fortemente limitato

In attesa che il Parlamento Europeo si pronunci sul destino del discusso trattato anti-contraffazione noto come ACTA , il Partito Pirata si muove in direzione propositiva rilasciando un documento che descrive in dettaglio come il diritto d’autore andrebbe riformato.

Le fondamenta del copyright restano, ma l’edificio andrebbe poderosamente ristrutturato: stilato dal fondatore del Partito Pirata svedese Rickard Falkvinge e dall’europarlamentare Christian Engstrom, The Case for Copyright Reform parte dal banale presupposto per cui la condivisione dei contenuti nell’era di Internet e della connettività ubiqua non va e non può essere contrastata.

Il “piano” legislativo anti-ACTA dei pirati europei mette prevedibilmente al bando qualsivoglia tecnologia DRM per l’inibizione alla copia, e indica chiaramente gli ambiti in cui la condivisione andrebbe legittimata (la copia privata senza scopo di lucro) e laddove andrebbe vietata (copia con lucro).

Tagliati anche gli attuali termini di durata del copyright sulle opere dell’ingegno, che secondo il documento del Partito Pirata dovrebbero passare dagli attuali, “assurdi” 70 anni a 20 anni – con l’obbligo di scegliere se rinnovare la protezione del copyright ogni cinque anni.

L’obiettivo dei pirati europei è insomma quello di ridimensionare in maniera significativa l’attuale controllo orwelliano concesso dalla politica all’industria dei media, e dall’abuso particolaristico di leggi nate per difendere il bene comune usate contro una tecnologia di condivisione (Internet) che Falkvinge definisce come lo strumento più democratico mai esistito.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 mag 2012
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