Pirati per colpa del digitale?

Pirati per colpa del digitale?

La tecnologia avrebbe indotto a credere ciò che si paga acquistando un'opera dell'ingegno è il supporto. Con i file scaricati, quindi, si tende a non pagare nulla. Lo sostiene un lettore
La tecnologia avrebbe indotto a credere ciò che si paga acquistando un'opera dell'ingegno è il supporto. Con i file scaricati, quindi, si tende a non pagare nulla. Lo sostiene un lettore


Roma – Spettabile redazione di Punto Informatico, seguo da molto tempo le polemiche scoppiate con il decreto urbani anti-pirateria e le proteste dei “consumatori” di p2p. L’unica cosa che mi è chiara di tutta la faccenda è che ormai il caos di informazioni è totale. E voluto, aggiungo io. Fumo negli occhi dell’opinione pubblica, cosa facilissima al giorno d’oggi, grazie, e non è un paradosso, al bombardamento di notizie più o meno fuorvianti e di dubbia origine. E’ difficile discernere tra tutta questa immondizia le reali motivazioni che spingono i due contendenti alla lotta: da una parte le case discografiche e cinematografiche, gli artisti, i produttori, lo stato; dall’altra i consumatori di musica e film “a gratis” grazie alle nuove tecnologie informatiche.

A mio avviso c’è bisogno di fermarsi e riprendere il discorso dall’inizio, per cercare soprattutto di dipanare il fumo davanti agli occhi e vederci chiaro.

Propongo quindi un esperimento del pensiero, uno sforzo di immaginazione.

Facciamo finta che io sia un cantante, faccio musica per piacere e per campare e un bel giorno decido di incidere un nuovo disco. Mi metto al lavoro, scrivo testi e musica, provo in studio, contatto il mio produttore e alla fine, dopo tanto lavoro, esce il mio nuovo cd nei negozi. Che cosa ho fatto? Sono un lavoratore che per vivere produce un bene, la musica, e lo mette in vendita. La mia è una offerta: offro qualcosa per avere qualcos’altro in cambio, soldi in primis, e poi fama, successo, approvazione.

Ora, io sono un appassionato di musica. Mi piace ascoltare la musica, mi diverte, mi rilassa, mi “accende”, rende la mia vita più ricca di emozioni. In particolare mi piace la musica di un cantante.
Cosa devo fare per poter ascoltare la sua musica (lasciamo perdere la radio che è un caso a parte)? Semplice, vado nel negozio dove so di poter trovare gli album del mio cantante preferito e se ho disponibilità economica (e non è detto), compro l’album che contiene la musica da me scelta. Do al negoziante, e quindi al mio cantante preferito, una certa somma di denaro per avere in cambio un supporto, in questo caso il cd, che mi permette di ascoltare l’album creato dall’artista quando voglio e per uso privato.

Punto. Questa è la formula di base: ottengo l’ascolto di musica, ma anche la visione del film, il videogioco, il software, in cambio di qualcos’altro che, nella società capitalistica e del libero mercato in cui viviamo, si chiama denaro.
Tutte le possibili obiezioni, stratagemmi, ragionamenti non posso prescindere da questo concetto di base. Soprattutto, non ci si può appellare al presunto attenuante del “così fan tutti”, un’obiezione che in Italia autorizza molte persone a rubare senza farsi problemi.

Voglio essere chiaro: quello che acquisto è l’opera dell’ingegno, non il supporto .
Pago per ascoltare la musica; il cd è solo un supporto come pure il disco in vinile e la cassetta dei scorsi decenni. Pago per vedere il film; il dvd è solo un supporto come pure la vhs, il laserdisk, la pellicola ecc.. In realtà quello che ottengo non è l’opera in sé, che rimane di proprietà dell’artista, ma il suo “godimento”, quindi il risultato della transazione è un possesso alquanto effimero.

Altro sforzo di immaginazione. Più difficile stavolta. Se voglio avere una nuova automobile vado dal mio concessionario di fiducia e la compro, giusto? Oppure posso rubarla, è sbagliato lo so e rischio la galera, ma alla fine soddisfo comunque il mio bisogno. Ora, nel mondo ci sono attualmente più acquirenti di automobili che ladri (almeno lo spero); immaginiamo che le automobili siano facilmente clonabili come i cd musicali. Mi faccio prestare una ferrari, la metto nel masterizzatore, premo un tasto et voilà! Una ferrari identica mi compare nel garage. Bello eh? Poi magari metto la copia in formato digitale, su internet, così tutti possono scaricarsela e farsi la loro ferrari. Cavoli, mi sembra pure giusto! Perché solo i ricconi possono avere una ferrari? Tutto questo sarebbe molto bello, no ? E secondo voi se una cosa del genere fosse possibile, quanti sarebbero disposti a farla? Secondo me molti, moltissimi: perché sarebbe semplice, non avrei rubato l’auto ma avrei scaricato da internet un’informazione digitale aleatoria. E poi lo fanno tutti no? Il file sta su internet? la copia è così facile da fare… sì, peccato che sarebbe sempre e comunque un furto. Un furto perché avrei ottenuto un bene senza pagare il corrispettivo fissato dal suo produttore, non importa se elevatissimo: quello è, prendere o lasciare. Nessuno ci obbliga ad andare in giro con una ferrari, come nessuno ci obbliga ad ascoltare gli album di un certo gruppo, o vedere i film di un certo regista. Lo vogliamo noi per un impulso personale: se lo vogliamo soddisfare dobbiamo pagare.

E sì, ma il prezzo dei cd è troppo alto; va bene, cerchiamo di metterci d’accordo e se non ci riusciamo boicottiamo l’acquisto di cd e dvd. E comunque, ripeto, nessuno ci obbliga ad ascoltare musica e vedere film.
D’accordo, ma il masterizzatore che ce l’ho a fare? Lo puoi usare per farti una copia di sicurezza del cd che hai appena acquistato. Oppure per farti per uso personale la tua compilation di mp3 presi da album che possiedi regolarmente.
Ma scusa, ho fatto installare l’ADSL e non posso scaricare l’ultimo film di Tarantino uscito al cinema due mesi fa? Vuoi guardarti un film? Vai in videoteca e te lo prendi a noleggio, tanto il più delle volte una volta basta e avanza. Oppure te lo compri. Mi viene da ridere quando penso ad alcuni miei amici che possiedono pc straripanti di film. Centinaia e centinaia di film che probabilmente non riusciranno mai completamente a vedere. Ma tanto l’importante è scaricare e condividere: film come figurine degli album dei calciatori. Ce l’ho, ce l’ho, mi manca!

E poi vengo a sapere che tra la fine del 2003 e l’inizio del 2004 Francia e Italia hanno avuto il maggior incremento di connessioni ADSL in Europa. Per la Francia non so, ma per l’Italia una spiegazione ce l’avrei: P2P. Scommettiamo che nei prossimi mesi il trend positivo subirà un brusco arresto?

La verità, dolorosa, è che “l’occasione fa l’uomo ladro” e l’ingordigia pure, aggiungerei io, come pure la facilità di procurarsi qualcosa senza pagare il corrispettivo. La disponibilità di tecnologie digitali ha aumentato a dismisura la possibilità di duplicare, copiare, inviare, opere dell’ingegno in modo sin troppo facile ed elusivo. Soprattutto facilita enormemente l’errata convinzione che supporto uguale opera dell’ingegno uguale corrispettivo quindi se il supporto è inesistente (file scaricato da internet) allora anche il corrispettivo è inesistente.

Prendo un dvd, lo scarico su disco, lo converto in divx e lo metto nella rete p2p: in pochissimo tempo quello che era un (1) disco fisico, diventa 10, 100, 1000 files su altrettanti pc sparsi per il territorio nazionale e non solo.

Quello che voglio dire è che “facile” non è, e non deve essere, sinonimo di legale.

Cordiali saluti
Giggi

Ciao Giggi
la prima cosa che mi viene in mente leggendo la tua lettera che solo qua e là condivido, è una constatazione: se davvero quando compro un CD comprassi i diritti di ascolto dei suoi contenuti, per dire, dovrei allora poter comprare molte copie del CD pagando, dalla seconda in poi, solo il prezzo del supporto.
Così non è. Chiediamoci perché.

Non credo, come scriveva per esempio Mondi ieri su Punto Informatico, che duplicare un file equivalga a rubare. Ma non vorrei lanciarmi ora sulla questione pirateria e furto perché in queste poche righe non vorrei sacrificare con una sintesi un dibattito ampio che il tuo e molti altri interventi su queste pagine credo contribuiscano ad alimentare e approfondire.
Grazie per il contributo, a presto, Lamberto Assenti

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Pubblicato il
27 mag 2004
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