Pluck On Demand, e i blog si scrivono da soli

Pluck On Demand, e i blog si scrivono da soli

Per riempire blog e siti di contenuti bastano pochi clic. E c'è pure qualcuno che spera di guadagnarci
Per riempire blog e siti di contenuti bastano pochi clic. E c'è pure qualcuno che spera di guadagnarci

Pluck On Demand , ovvero il servizio di content delivery delle tre metà. L’iniziativa appena lanciata da Demand Media può essere infatti descritta come per metà aggregatore automatico di informazioni di terze parti, metà piattaforma di advertising condiviso e per metà escamotage creativa per chi pur avendo un sito o un blog e volendo raggiungere altri, magari una audience, proprio non ha voglia di impegnarsi più del necessario a cercare fonti o spremere il cervello oltre il minimo indispensabile.

In pieno rispetto di questo inno alla pigrizia di cui Demand Media si fa portatrice, il meccanismo di funzionamento del “servizio” non è nulla di particolarmente complesso né tantomeno rivoluzionario: basato su widget, POD si incarica di recuperare articoli, post, voci enciclopediche e quant’altro possa essere correlato al sito web che usufruisce della tecnologia.

I contenuti recuperati online vengono scelti in relazione ai tag dei siti web da arricchire, indicizzati da POD in tempo reale . Tra le fonti da cui i widget attingono vi sono la blogosfera e gli stessi contenuti ospitati da Demand Media ma anche “evergreen” del publishing come la Enciclopedia Britannica.

L’utente ha la possibilità di impiegare vari formati di widget, attraverso cui mostrare i contenuti correlati in forma contratta , stampare a video un articolo nella sua interezza come evidenziato in questo post di esempio , uno per i commenti (sì, POD preleva anche i commenti “correlati”) e uno per i risultati delle ricerche sul web.

Se ci si limitasse a una simile descrizione, il “servizio” di Demand Media non sarebbe nient’altro che un furto sistematico di contenuti altrui. In realtà il guadagno c’è, o almeno ci dovrebbe essere e andrebbe più o meno equamente diviso tra chi partecipa alla peculiare piattaforma di condivisione messa in piedi da POD, chi scrive, chi “prende in prestito” e chi offre l’infrastruttura tecnologica. I primi si beccano il 30% dell’advertising che fluisce assieme al testo correlato, i secondi il 50% e Demand Media il rimanente 20%.

Pluck On Demand è attualmente in stato di beta, ed è disponibile sul sito web tutto il necessario per farsi un’idea più precisa del servizio, con tanto di guide di riferimento per alcune tra le piattaforme di blogging e gestione dei contenuti più diffuse vale a dire WordPress, Blogger e Drupal.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 nov 2008
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