Pokémon rubati online, Nintendo (ri)corre

Pokémon rubati online, Nintendo (ri)corre

Sarebbero addirittura 55 i siti Web finiti nel mirino dell'azienda giapponese per aver utilizzato impropriamente e senza autorizzazione i personaggi della celebre serie di cartoon. Alcuni venivano utilizzati per siti per adulti
Sarebbero addirittura 55 i siti Web finiti nel mirino dell'azienda giapponese per aver utilizzato impropriamente e senza autorizzazione i personaggi della celebre serie di cartoon. Alcuni venivano utilizzati per siti per adulti

New York (USA) – La divisione americana del gigante giapponese Nintendo è partita lancia in resta, nelle scorse ore, per rimuovere dalla Rete l’uso improprio e non autorizzato dei Pokémon, i personaggi della celebre serie di cartoon che impazza in tutto il mondo.

Nintendo ha appena presentato una denuncia formale a carico dei gestori di 55 siti web. Alcuni di questi sono accusati anche di cybersquatting, per aver infilato personaggi dei Pokemon su siti il cui dominio di riferimento anche si rifà alla serie di cartoni Nintendo. Denunce simili erano già state presentate dal colosso nipponico.

Uno dei siti messi sotto accusa girerebbe intorno ad un gioco crudele, un game il cui obiettivo è uccidere il più celebre dei Pokemon, Pikachu, sparandogli o dandogli fuoco.

Secondo Nintendo, alcuni dei denunciati avrebbero cercato di confezionare dei falsi “siti ufficiali” dei Pokemon, spacciandosi per la casa online dei mostriciattoli colorati e come tali attirando bambini e genitori di tutto il mondo. L’azienda si è detta particolarmente disgustata dal fatto che alcuni dei siti denunciati hanno utilizzato quei personaggi per promuovere servizi e siti per adulti.

Va anche detto che basta fare una ricerca su un qualsiasi motore di ricerca per individuare centinaia di siti sui quali sono presenti a vario titolo una o molte immagini, più o meno ‘clandestinè, della serie di Nintendo. Segno, probabilmente, che sarà molto difficile fermare “la diffusione illegale” dei piccoli mostri sulla Rete.

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Pubblicato il
8 nov 2000
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