PRISM, il dibattito, le denunce, i troll

PRISM, il dibattito, le denunce, i troll

Il programma di intercettazioni della NSA desta scandalo, suscita polemiche, accende dibattiti e dà lo spunto per una proliferazione di cause legali e class action. Ma i cittadini USA amano la dittatura morbida del tecnocontrollo, pare
Il programma di intercettazioni della NSA desta scandalo, suscita polemiche, accende dibattiti e dà lo spunto per una proliferazione di cause legali e class action. Ma i cittadini USA amano la dittatura morbida del tecnocontrollo, pare

Come ampiamente previsto e prevedibile, la pubblicazione delle informazioni riservate in merito al programma PRISM ha dato il via a una serie di reazioni da parte di istituzioni, attivisti, legali e politici di cui non si vede ancora la fine. Molti denunciano e si preoccupano, alcuni difendono, altri avvertono: profilare qualcuno online è un’operazione banale anche senza l’enorme apparato di sorveglianza in mano alla NSA.

Il Parlamento europeo, tanto per cominciare con la politica, è stato spettatore di un dibattito dai toni preoccupati e con tanti richiami all’intervento dell’Unione per obbligare gli USA a rispettare il diritti alla privacy dei netizen del Vecchio Continente. Già un anno fa, d’altronde, le istituzioni comunitarie avvertivano dei rischi in merito al FISA Act e ai poteri di “sorveglianza globale” che la legge emendata forniva al governo statunitense.

Quegli stessi rischi sono poi al centro dell’interesse delle autorità di controllo australiane, anch’esse preoccupate per la piovra onnivora della dragnet USA. In questo caso il problema è di natura più estesa, visto che anche l’intelligence e le forze di polizia locali abuserebbero dei loro poteri quando si tratta di intercettare qualcuno online.

Nel mentre, negli USA si passa dal dibattito agli incartamenti legali. Sir Tim Berners-Lee definisce PRISM un sistema di sorveglianza governativa illegale, mentre lo stesso politico autore del Patriot Act – che ha pur allargato a dismisura i poteri di polizia, intelligence e autorità federali nei confronti della popolazione fuori e dentro gli States – si lamenta di questo vero e proprio abuso del governo .

Sempre negli USA, ma sul fronte legale, l’associazione ACLU (American Civil Liberties Union) intende costringere le autorità a fornire le basi legali sulle quali la Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC) ha autorizzato la raccolta indiscriminata dei metadati delle telefonate Verizon da parte della NSA, e ha sporto denuncia . Il senatore Rand Paul prepara una class action , e anche l’attivista Larry Klayman denuncia il governo per plateale violazione della privacy.

C’è poi chi pensa a difendere il programma di sorveglianza globale della NSA basandosi sul fatto – più che dubbio – che PRISM abbia contribuito a sventare un attentato nella metropolitana di New York. In soccorso dei patriottici difensori dell’intelligence spiona arriva poi una ricerca dell’istituto Pew, secondo la quale il 56 per cento degli americani sarebbe a favore di iniziative come il tracciamento dei record telefonici in cambio di una maggiore sicurezza e della protezione dagli attacchi terroristici.

Per chi crede ancora che la privacy abbia un senso PRISM è solo l’ultimo dei problemi, suggeriscono gli esperti, visto che è possibile costruire profili dettagliati di una qualsiasi persona attiva online senza la necessità di un apparato di sorveglianza massiccio e ricco – nei mezzi e nel personale – come quello evidentemente a disposizione di NSA.

Si organizzano infine proteste con trollate coordinate , con uno scambio di comunicazioni globale e denso di parole significative per l’intelligence, per rendere la sorveglianza mondiale a stelle e strisce quantomeno fastidiosa per i sorveglianti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 giu 2013
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