Privacy, il senatore e gli app store

Privacy, il senatore e gli app store

Il democratico Al Franken scrive ai CEO di Apple e Google, chiedendo l'implementazione di precise policy in materia di privacy. Una misura necessaria per tutelare la riservatezza di tutti gli utenti degli store di applicazioni
Il democratico Al Franken scrive ai CEO di Apple e Google, chiedendo l'implementazione di precise policy in materia di privacy. Una misura necessaria per tutelare la riservatezza di tutti gli utenti degli store di applicazioni

Una nuova missiva , inviata dal senatore democratico Al Franken ai due CEO di Apple e Google. Un testo conciso e tagliente, partito dai soliti convenevoli ma subito giunto ad un interrogativo cruciale: quali sarebbero le attuali misure adottate dai due colossi dell’IT per meglio tutelare la privacy dei rispettivi utenti mobile?

Franken, attuale chairman della Subcommittee on Privacy, Technology & the Law , si è così concentrato sulle attuali regole presenti su App Store e Android Market , negozi virtuali ormai dotati di centinaia di migliaia di applicazioni. Veri e propri leader di mercato, che avrebbero – almeno secondo il chairman – il dovere di difendere il diritto alla riservatezza da parte dei consumatori.

“Sfortunatamente, nessuna delle vostre società – la lettera è indirizzata nello specifico a Steve Jobs e Larry Page – richiede che le varie app presenti negli store siano dotate di specifiche policy in materia di privacy. Di conseguenza, una porzione significativa (potenzialmente la maggioranza) di queste applicazioni non ha previsto alcuna tutela”.

Stando a recenti dati pubblicati da TRUSTe e Harris Interactive , soltanto il 19 per cento delle 340 applicazioni più scaricate su App Store e Android Market contiene un apposito link alle cosiddette privacy policy. Per non parlare delle recenti fughe di dati personali verso terze parti.

Franken ha dunque chiesto a Jobs e Page di intervenire al più presto, implementando un meccanismo di tutela che risulti esteso a tutte le applicazioni presenti sui rispettivi store virtuali . Partendo in primis da quelle geolocalizzanti, che già avevano scatenato un putiferio al Senato a stelle e strisce.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
27 mag 2011
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