Lo sviluppo su scala industriale di accumulatori energetici a celle di combustibile potrebbe presto divenire una realtà, se i ricercatori della Harvard School of Engineering and Applied Sciences (SEAS) riusciranno nell’intento di abbassare le temperature di questo genere di tecnologia sino ai 300 gradi centigradi .
Per ora gli scienziati presentano i risultati di uno studio su una tecnologia di celle a combustibile che sfrutta il metano, un sistema innovativo il cui design ha permesso di portare le temperature operative a 500 gradi centigradi – 300 gradi in meno di quelle abitualmente sperimentate in questo genere di tecnologia energetica.
Il segreto degli scienziati della SEAS è un sottile strato ceramico di celle a combustibile a ossido solido (SOFC) prive di platino, un metallo raro poco affidabile e costoso che col tempo riduce l’efficienza degli accumulatori e fa aumentare il rischio di corto-circuito nelle celle. Eliminando il platino, alla SEAS sono riusciti a ottenere temperature operative sin qui mai sperimentate .
E le basse temperature, spiegano i ricercatori, sono “il santo graal” del settore: se si riuscisse a realizzare celle a combustibile in grado di funzionare entro i 300 gradi centigradi, dicono dalla SEAS, è ipotizzabile un loro impiego non solo nei veicoli da trasporto ma anche nei dispositivi elettronici portatili (computer laptop e non solo) “con diversi tipi di combustibile”.
Dimostrata la fattibilità di una tecnologia SOFC priva di platino, ai ricercatori di Harvard non resta che individuare nuovi materiali – presenti possibilmente in grandi quantità sul pianeta Terra – con cui costruire catalizzatori che riducano ulteriormente le temperature di funzionamento delle celle a combustibile.
Alfonso Maruccia