Pubblicità ingannevole anche per Tele2

Pubblicità ingannevole anche per Tele2

Everyday.com è lo spot che non va giù all'Antitrust che lo ritiene pubblicità ingannevole. Due giorni fa la stessa sorte era toccata da Infostrada. Condanne senza multe o reprimende. Quante le decisioni inutili?
Everyday.com è lo spot che non va giù all'Antitrust che lo ritiene pubblicità ingannevole. Due giorni fa la stessa sorte era toccata da Infostrada. Condanne senza multe o reprimende. Quante le decisioni inutili?


Roma – La crociata dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato contro gli operatori telefonici che troppo spesso “si lasciano trasportare” nelle pubblicità, finendo per ingannare gli utenti, ha prodotto anche ieri la sua sentenza. Una pubblicità Tele2 è stata dichiarata ingannevole.

Secondo l’Antitrust, da sempre molto attiva nel censurare le attività promozionali illecite degli operatori, promuovere il sito “www.everyday.com”, che fa capo a Tele2, come un sito che consente di accedere ad Internet gratuitamente ha costituito “un inganno”, perché all’utente sono comunque addebitati i costi del collegamento telefonico.

Va detto che questa pubblicità-promozione risale al giugno scorso, quindi a molti mesi fa, e la “formula” utilizzata era comune a numerose iniziative che in quel periodo, ma anche prima, spacciavano per gratuite connessioni che non lo erano. La decisione dell’Antitrust appare dunque decisamente in ritardo rispetto ai fatti ma anche priva di una reale utilità, non decretando nei confronti di Tele2 alcuna sanzione.

Ormai da tempo, inoltre, Everyday.com avverte i propri utenti che: “Everyday.com offre l’accesso a Internet in tutta l’Italia attraverso i suoi 675 nodi. L’accesso non prevede alcun canone di abbonamento annuale, ma solo il costo della telefonata”.

Situazione analoga si era avuta due giorni fa con la “condanna” di una pubblicità di Infostrada relativa all’opzione SpazioZero. La decisione di dichiarare ingannevole quella pubblicità comparativa è arrivata molto a posteriori rispetto alla diffusione della pubblicità stessa, né ha previsto sanzioni a carico dell’azienda colta in fallo.

Le sanzioni, in questi casi, scattano infatti soltanto se le imprese persistono nell’utilizzare quel linguaggio e quei mezzi per promuovere le proprie attività. Visto poi che pressoché tutti i grandi operatori di TLC sono finiti almeno una volta nel mirino dell’Antitrust, viene da chiedersi quale effetto si spera che abbiano decisioni di questo genere, che costano tempo e denaro all’erario…

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Pubblicato il 29 mar 2001
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