Puretunes paga il conto alle major

Puretunes paga il conto alle major

Ci aveva provato, ma il jukebox non autorizzato operava al di fuori della legge. E ora i suoi padroni, gli stessi di Grokster, riempiono il portafoglio dell'industria
Ci aveva provato, ma il jukebox non autorizzato operava al di fuori della legge. E ora i suoi padroni, gli stessi di Grokster, riempiono il portafoglio dell'industria


Roma – Lanciato in pompa magna, aveva immediatamente sollevato grande attenzione in rete, poi è stato chiuso ed ora i suoi ideatori sono stati costretti a rimborsare i detentori del diritto d’autore dei brani diffusi. Si sta parlando naturalmente di Puretunes.com, sistemone spagnolo che consentiva di scaricare mp3 senza limiti a 20 euro al mese , jukebox figlioccio dei boss di Grokster , celebre piattaforma di file sharing.

L’azienda che gestiva il jukebox apparso sul web spagnolo a maggio 2003, Sakfield Holding Company, di cui è appunto socio Wayne Rosso, il padre-padrone di Grokster, ha accettato di pagare 10 milioni di dollari ad una serie di industrie discografiche che all’epoca hanno denunciato le attività del sito. Un pagamento con il quale si chiude il procedimento giudiziario. I soci dell’azienda hanno anche accettato di pagare insieme un totale di 500mila dollari a titolo di compensazione.

Secondo RIAA , l’associazione dei discografici americani, “Puretunes beffava i suoi clienti sostenendo di essere un servizio legittimo, quando invece non lo era affatto”.

Le major hanno sostenuto che Puretunes si è trovato nella condizione di distribuire migliaia di brani, alcuni dei quali richiestissimi come quelli di Elvis Presley, degli U2 o di Britney Spears, sostenendo di poterlo fare grazie ad un accordo con un operatore online dotato di licenza. Accordo che però, quando il servizio è stato lanciato, non era ancora stato perfezionato, e non sono servite le dichiarazioni di Sakfield secondo cui la legge spagnola avrebbe comunque consentito di operare in queste condizioni, una visione respinta dai giudici che hanno esaminato il caso.

Ad esprimersi sull’accaduto è stato proprio Rosso, che ha difeso l’operatore dell’azienda sottolineando che “i proprietari di Puretunes, tra i quali io non rientro, non avrebbero mai lanciato un servizio senza la giusta licenza. E quando hanno saputo che la licenza non era a posto, come invece avevano sostenuto i loro legali, allora lo hanno immediatamente chiuso”.

Rosso non ha rinunciato alla consueta ironia e in una frecciata alle major ha affermato che a suo parere tutto questo è stato fatto per creare problemi proprio a lui: “Penso sia terribile ma almeno hanno avuto qualcosa da fare questa settimana”.

Va detto che Rosso ha dalla sua le due importanti vittorie legali di Grokster che hanno messo nell’angolo gli avvocati delle major, il quali sostenevano che il software di scambio ideato dalla società di Rosso era illegale: tesi rigettata dai giudici, secondo cui chi produce il software non ha responsabilità se molti dei propri utenti lo utilizzano in modo illegale.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
27 ott 2004
Link copiato negli appunti