Quattro anni di carcere per spam

Quattro anni di carcere per spam

Robert Soloway non viene perdonato da un giudice statunitense. Si è scusato con tutti ma non se la cava facilmente. Sul suo capo anche tre anni di libertà vigilata e 200 ore di servizio per la comunità
Robert Soloway non viene perdonato da un giudice statunitense. Si è scusato con tutti ma non se la cava facilmente. Sul suo capo anche tre anni di libertà vigilata e 200 ore di servizio per la comunità

Robert Soloway si è scusato, si è appellato alla propria dabbenaggine per tentare di mitigare le decisioni del tribunale che lo ha giudicato, ma la strategia non ha funzionato granché: nelle scorse ore il magistrato Marsha Pechman di un tribunale distrettuale di Seattle ha condannato uno dei grandi professionisti dello spam industriale a 47 mesi di carcere, quasi quattro anni dietro le sbarre.

Soloway, arrestato nell’estate del 2007, si era dichiarato colpevole lo scorso marzo, ammettendo di aver inviato enormi quantità di email non richieste ad un numero elevatissimo di utenti Internet, sporcando con la propria immondizia digitale le loro mailbox, traendo da questa attività commerciale centinaia di migliaia di dollari non dichiarati al Fisco.

Non gli è andata nel migliore dei modi, anche perché il giudice ha dichiarato di voler inviare un messaggio a tutti gli spammer in circolazione , avvertire questo circolo criminoso che se si viene pizzicati dalle autorità statunitensi, se si viene sottoposti al giudizio del CAN-SPAM Act, la legge antispam, allora le conseguenze per chi ammorba gli altri cittadini di Internet possono essere pesantissime.

Oltre ai lunghi anni di carcere, Mr. Spam dovrà passarne successivamente altri tre in libertà vigilata e dovrà donare 200 ore del proprio tempo per servizi a favore della comunità.

Soloway, sostenuto da un avvocato che non ha fatto altro che ricordare come il suo difeso non abbia mai inviato virus né pornografia alle proprie vittime, si era appellato al giudice scusandosi, rendendo pubbliche le sue scuse alle vittime e alle loro famiglie, ma si era scontrato con le tesi dell’accusa. L’assistente procuratore Kathryn Warma ha aperto gli occhi a tutti in tribunale ricordando che Soloway non era imputato solo in questo procedimento ma anche in altri : “Questa persona – ha dichiarato – ha rifiutato di fermare le proprie attività criminali nonostante due sentenze di diritto civile e una ingiunzione federale. Suggerisco – aveva dichiarato al giudice – che l’unico modo per fermarlo sia una lunga sentenza detentiva durante la quale sia impossibilitato a portare avanti la propria attività”.

Soloway, infatti, non solo aveva già perduto altri casi giudiziari, che non erano però ancora andati nel penale , ma aveva proseguito a spammare gli utenti, soprattutto quelli statunitensi, incurante delle nubi giudiziarie che si accalcavano sopra la sua testa. Anche per questo Warma aveva chiesto al tribunale una sentenza esemplare , che comprendesse una pena tra i 7 e i 9 anni di carcere. E questo perché nessuno degli spammer già giudicati negli States “si avvicina, neppure di poco, a questo caso in termini di durata dell’attività criminale, di tecniche di disturbo messe in piedi, e di livello di attività spammatoria”.

I casi a cui si riferiva Warma sono già ben noti ai lettori di Punto Informatico e comprendono quelli di Jeremy Janes (9 anni di carcere) e di Adam Vitale (30 mesi), casi peraltro diversi non tanto sotto il profilo spammatorio quanto per le modalità con cui i due spammer rastrellavano denari dalla propria attività.

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Pubblicato il 24 lug 2008
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