Quell'@èKffo di Gary Garfunckle

Quell'@èKffo di Gary Garfunckle

Ovvero come farsi rovinare la giornata da un javascript di troppo, pensato per eliminare il click dalla rete. Di M. Mantellini
Ovvero come farsi rovinare la giornata da un javascript di troppo, pensato per eliminare il click dalla rete. Di M. Mantellini


Quell’@*Kff di Gary Garfunckle
Ovvero come farsi rovinare la giornata da un javascript di troppo, pensato per eliminare il click dalla rete. Di M. Mantellini

Web (internet) – La navigazione sul web è gia abbastanza faticosa e lenta per dover subire anche il contributo di tal Gary Garfunckle, programmatore a me ignoto ma di notorietà in aumento.

Cosa ha combinato questo debosciato per rovinarmi la giornata? Apparentemente nulla di straordinario. Ha solo scritto qualche riga di codice javascript che, chi vorrà, potrà aggiungere alle proprie pagine web. Né da notizia la newsletter di Javascript.com nel suo ultimo numero. Temo che ne sentiremo parlare ancora.

Lo script in questione, chiamato opportunamente “Autobanner”, consente di attivare la navigazione del browser verso un altro indirizzo web “semplicemente” passando sopra una immagine con il mouse. Non servono più click, non c’è più bisogno di scegliere nulla. Sarà sufficiente un minimo calo di attenzione per essere trasportati da tutt’altra parte sul web, a visitare siti nei quali non saremmo mai voluti finire. Un brutto affare.

Quando Sun lanciò Java qualche anno fa, lo fece in grande stile. Ci venne spiegato che si sarebbe potuto finalmente spostare su Internet le applicazioni che i pc normalmente utilizzano (word processor, fogli elettronici, database, etc), che da piccoli formidabili PC senza memoria ci saremmo collegati alla “rete” (che assumeva così molte delle fattezze ipotizzate dagli scrittori cyberpunk nei loro romanzi) in completa libertà, che ogni cosa, dai semafori agli elettrodomestici sarebbe stata collegata a Internet. I vantaggi sarebbero stati notevolissimi: mai più acquisti di costosi PC e di altrettanto ingombranti software rapidamente deperibili, bassi costi di utilizzo per una rete finalmente accessibile a tutti (i network PC sarebbero costati pochi dollari) e a misura di utente. La lingua di tutto questo “nuovo mondo” sarebbe stata Java: aveva il nome di una marca di caffé di quart’ordine ma prometteva meraviglie e compatibilità.

E’ passato qualche anno: dei network computer nessuno parla più, Jini (la variante di Java per poter finalmente controllare il contenuto del frigo mentre si è in vacanza dall’altra parte del globo) sta esalando gli ultimi respiri; chi ha sposato la folle idea di spostare le proprie suite su Internet (la canadese Corel) si è dovuto ricredere in fretta.

Per noi, da tutta questa mancata rivoluzione, è avanzato javascript, un linguaggio per il web che consente a tizi come Gary Garfunckle (sembra tanto un nome finto) di scrivere codici che tentano di sostituirsi alla nostra libera scelta durante la navigazione. La soluzione al problema oggi è la stessa di qualche anno fa, quando vennero scoperte le prime applet java che “frugavano” dentro i nostri hard disk: disattivare java dalle opzioni del browser. Anche se è un po’ come chiudersi in casa la sera perché si ha paura dei ladri.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
28 gen 2000
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