RANDOM 008/La Rete delle dispense

RANDOM 008/La Rete delle dispense

Inesattezze, errori, addirittura falsità e manipolazioni. Ecco come e perché la rete è bene scoprirla da soli o con un amico, e lasciar perdere frettolose guide di parte
Inesattezze, errori, addirittura falsità e manipolazioni. Ecco come e perché la rete è bene scoprirla da soli o con un amico, e lasciar perdere frettolose guide di parte


Web (internet) – Dopo i vari “Computer no problem”, “Professione Internet” e “Internet no problem” sta uscendo in queste settimane “Inglese e computer”, l’ennesima pubblicazione a dispense allegata al quotidiano “la Repubblica” che conquista in tal modo il primato di quotidiano più attento alle nuove tecnologie della comunicazione digitale.

Ma tali iniziative, che hanno apparentemente un intento meritorio, quello di colmare il divario di conoscenze esistente fra il pubblico italiano e quello delle nazioni più informatizzate, mantengono davvero le loro promesse?

Non parliamo dello scopo, ovvio, di aumentare le vendite del quotidiano (il sistema delle dispense ha una lunga tradizione) o di quello di pubblicizzare il settore Internet (kataweb) del gruppo editoriale, ma del fatto che attraverso quelle che potrebbero sembrare solo descrizioni “tecniche” viene veicolata anche una visione della Rete e del suo funzionamento ben precisa e, a volte, ben distante dalla realtà.

Vediamo, ad esempio, sfogliando “Internet no problem”, che idea della Rete si può fare un neofita.

Al di là dei vari pacchetti software che vengono descritti, con una ampiezza di dettagli assolutamente esagerata, ben poco viene detto a proposito dei “contenuti” di Internet e della sua filosofia se non le solite banalità che spesso entrano in contraddizione fra di loro.

Dopo aver parlato della difficoltà (reale) di catalogare tutte le risorse esistenti in Rete (fascicolo 7, pagina 136) e quindi di poter seriamente pensare di presentare qualsiasi statistica attendibile, viene invece sorprendentemente affermato con sicurezza che “putroppo il 50% delle pagine Internet è a esplicito carattere pornografico” (7, 137). Ora, se è impossibile sapere quante pagine web esistano non si capisce come si possa dire che la metà di esse sono di tipo porno.

Lo scopo è evidente: offrire una ben precisa immagine di Internet. Ed è proprio sempre sul tasto “sessuofobico” che insistono gli autori delle dispense, scrivendo, a proposito dei Newsgroup, che bisogna “fare attenzione ai contenuti che a volte si rivelano pericolosi per un pubblico di minori” (26, 505) e quale siano questi contenuti viene svelato grazie ad una provvidenziale “svista”: presentando l’elenco completo dei gruppi di discussione della gerarchia it ci si “dimentica” di elencare tutti i gruppi che abbiano anche lontanamente qualcosa a che vedere col “sesso” (31, 577 e segg.). Un caso?

L’intento schizoide proprio di tutte le censure è evidente: prima si dice che ci sono moltissimi contenuti “pericolosi” e poi, quando si potrebbe dimostrarlo (elencandoli) li si fa sparire dalla vista. Guide del genere, che si pongono apertamente lo scopo di “aiutare a muoversi” all’interno della comunicazione elettronica, si rivelano più che altro dei tentativi di esercitare il più classico dei paternalismi nei confronti delle persone che sarebbero troppo impreparate per affrontare senza una giusta guida il “pericoloso mare della Rete”.

Ma la confusione che dispense del genere ingenerano nel lettore impreparato sono anche altre. Sempre a proposito dei gruppi Usenet, prima viene scritto che “Attualmente esistono circa 25000 gruppi” (27, 519) e, dopo qualche pagina, a proposito del servizio di Dejanews, che “il sito consente l’accesso a più di 40000 gruppi di discussione” (27, 527).

Anche ad una lettura superficiale non sfuggono nemmeno gli svarioni “tecnici”.

Parlando dei messaggi di posta elettronica, viene consigliato di “verificare che le formattazioni siano di tipo html, che è standard” (14, 280) cosa decisamente opinabile e dovuta, con tutta probabilità al fatto che alcuni programmi sono impostati (di default) in maniera da spedire mail formattate in questo modo. La cosa sconcertante è che andando avanti nella lettura a proposito della configurazione di Outlook, viene scritto esattamente il contrario: “La seconda modalità (testo al posto di html) come abbiamo già visto, è graficamente meno appagante, ma sicuramente più compatibile” (17,331).

Ma agli errori di questo tipo quelli di “la Repubblica” ci sono ormai abituati.

Il 27 ottobre 1999, parte l’iniziativa di “la Repubblica” chiamata “Un computer in ogni classe” volta a favorire la cessione da parte delle aziende di computer “obsoleti” a favore delle classi di ogni ordine e grado della disastrata scuola italiana. Il giornale indica le caratteristiche minime che dovrebbe avere l’hardware da regalare: “Si possono regalare alle scuole PC con questi requisiti minimi: PC con processore 486 o Pentium, 16 Mega di RAM; Macintosh Power Pc 4400, 16 Mega di RAM.”

Il 29 ottobre sul quotidiano si legge che “i requisiti minimi dei pc sono stati ritoccati in base ai consigli dei rappresentanti italiani della società di Bill Gates”, eccoli: “configurazione minima”: “CPU (unità centrale): Intel 486 o equivalente oppure Motorola 6820 per Apple; Velocità di clock: 133 Mhz; (…) Sistema operativo Windows 95 o Windows 3.5 o Apple MacOS 7.5”.

Ovviamente gli errori non sono stati fatti dagli esperti Microsoft che dovrebbero sapere che è un po’ difficile che un 486 vada a 133 Mhz e che esista un Motorola 6820 con quella velocità di clock, anche perché un 6820 non esiste proprio. Comunque, nonostante il gran parlare di un gruppo editoriale che ama presentarsi come “esperto”, alcuni di questi errori continueranno ad apparire anche nei giorni successivi. E, a tre mesi dall’inizio, leggendo il giornale datato 21 gennaio si può trovare ancora la balzana richiesta di un 68020 a 133 Mhz… forse sarebbe ora che qualcuno li avverta.

In conclusione forse è meglio consigliare all’amico che vuole saperne di più di Internet e del suo funzionamento di fare come hanno fatto un po’ tutti quelli che lo hanno preceduto: collegarsi, rendersi conto di persona della realtà delle cose e cercare all’interno della Rete le risposte alle sue domande, senza dover aspettare la prossima dispensa.

Giuseppe

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Pubblicato il
28 gen 2000
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