RANDOM014/La fine dei domini?

RANDOM014/La fine dei domini?

Ma siamo sicuri che l'esaurimento dei domini .com con tre lettere sia così disastroso? O è un modo per sfuggire alla questione essenziale, quella sulla proprietà di nomi e domini?
Ma siamo sicuri che l'esaurimento dei domini .com con tre lettere sia così disastroso? O è un modo per sfuggire alla questione essenziale, quella sulla proprietà di nomi e domini?


Web – Avrete certamente letto la notizia secondo la quale sarebbero “finiti” i nomi di dominio con il suffisso .com e composti da sole tre lettere. E avrete anche letto che questi sarebbero i nomi più importanti e ricercati sia perché un “navigatore” li ricorda più facilmente sia perché molte società vogliono usare in Rete l’acronimo con il quale sono già conosciute.

Ma forse la faccenda è un po’ diversa da come appare a prima vista.

Per prima cosa non è vero che i nomi composti da poche lettere siano quelli che si memorizzano più facilmente. Senza voler entrare in complicate discussioni riguardanti la memoria ed il suo funzionamento (ammesso che qualcuno sappia qualcosa di definitivo a questo proposito) è facile constatare, basta sperimentarlo direttamente, come questa sia una affermazione decisamente criticabile: sarà più facile ricordare il breve “asdf.com” (4 lettere più 3 di suffisso) o piuttosto il lungo “coca-cola.com” (9+3)? E questo non è un caso limite, come potrebbe obiettare qualcuno, poiché la memoria si baserebbe anche su un meccanismo che combina insiemi di lettere già sentite molte volte e le filtra attraverso l’esperienza soggettiva di ognuno; per cui ci sono parole lunghissime che alcuni possono ricordare molto meglio di quelle più corte.

Certo, è più lungo da scrivere (ed è quindi più facile da sbagliare) un nome di dominio tipo “zuzzurellone.it” (12+2) piuttosto che “yzhgml.org” (6+3) ma forse il primo, nonostante sia lungo il doppio, si ricorderà meglio del secondo.

Senza contare poi l’importanza di altre variabili, come per esempio quella linguistica, per cui un nome di dominio derivato da una espressione gergale irlandese non ha alcun significato per un russo e viceversa.

In secondo luogo gli acronimi sono quelli che spesso confondono maggiormente le idee, soprattutto perché dietro sigle identiche si possono celare realtà anche molto diverse. Per esempio è impossibile prevedere,senza già saperlo o averlo verificato direttamente, se il dominio “fai.it” sia quello registrato dalla “Federazione Anarchica Italiana”, piuttosto che dalla “Federazione Autotrasportatori Italiani”, dal “Fondo Ambiente Italiano”, dalla “Federazione Associazioni Industriali” o dalla “Federazione Alpinisti Italiani”. Meno lettere dopotutto significa anche meno informazioni e se lo scopo è quello di farsi conoscere, piuttosto che farsi trovare da chi già sa, allora le sigle sono quanto di più ambiguo esista.

Del resto la scarsa corrispondenza fra aspettative e realtà si può riscontrare anche considerando nomi di dominio certamente non brevi ma che a prima vista sembrano universalmente noti, per cui nessuno ci può assicurare di trovare a “beatles.co.uk” (ricordiamo che il “co” è per gli inglesi l’equivalente di “com” per gli americani) il sito del mitico quartetto di Liverpool.

Infine, ma per fortuna questo è già stato notato, introducendo nuovi suffissi i nomi solo apparentemente esauriti diventano, almeno per la maggior parte, nuovamente disponibili. Il numero dei domini è quindi quasi infinito, il limite sta nella capacità dei computer di trattare gli indirizzi piuttosto che nell’impossibilità di trovare l’insieme di lettere più breve possibile per il proprio sito.

L’allarmismo sulla presunta “fine” dei domini composti da gruppi di poche lettere fa comodo sicuramente a chi ha acquistato grosse quantità di pacchetti di nomi ed ora deve cercare di rivenderli per realizzare il profitto sperato. Del resto i domini di sole due lettere, che dovrebbero essere, secondo certi ragionamenti, il massimo dell’appetibilità, molto probabilmente sono già finiti da un pezzo; in realtà alcuni sono in vendita inutilmente da mesi e mesi, e non c’è stata alcuna ripercussione concreta sul funzionamento di Internet.

Molto più importante, come del resto si è visto in queste ultime settimane, è piuttosto la questione legata alla registrazione ed alla proprietà di un nome (o di un acronimo) piuttosto che quella del loro possibile esaurimento.

Giuseppe

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Pubblicato il
21 apr 2000
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