RANDOM015/In rete. Col filtro

RANDOM015/In rete. Col filtro

Cosa accade se un filtro studiato per limitare la navigazione dei più piccoli si trasforma in un discrimine politico? Accade in AOL, le cui gatte da pelare aumentano ogni giorno
Cosa accade se un filtro studiato per limitare la navigazione dei più piccoli si trasforma in un discrimine politico? Accade in AOL, le cui gatte da pelare aumentano ogni giorno


Web – I filtri, lo sappiamo tutti, sono una sorta di controllori che permettono il passaggio di alcune cose e impediscono il passaggio di altre ed è così in ogni caso, si tratti di una sigaretta o di Internet.

La mania di filtrarne i contenuti è vecchia come la Rete stessa e periodicamente vengono proposti, e spesso anche implementati, vari sistemi che dovrebbero, stando alle intenzioni dei loro sostenitori, rendere l’accesso alle informazioni più “sicuro” per determinate categorie di persone, di solito bambini e ragazzi al di sotto della maggiore età.

Quello che frequentemente viene trascurato o sottovalutato da chi propugna l’adozione di sistemi di selezione dell’informazione è che qualsiasi metodologia sia adoperata per scegliere i contenuti ha un suo rovescio, vale a dire il fatto che insieme ai contenuti ritenuti “molesti” spesso spariscano anche altri materiali che difficilmente possono essere definiti tali. Ma al massimo questo viene considerato come un effetto secondario non voluto, il prezzo da pagare per raggiungere lo scopo principale in base al noto principio “il fine giustifica i mezzi”.

Tra le più recenti novità in questo campo va segnalata l’adozione da parte di America On Line, la più nota ed estesa comunità virtuale on-line dell’intero pianeta (22 milioni di utenti), di un nuovo sistema di filtraggio a tre stadi destinato ai minori di 18 anni che, come al solito, dovrebbe tenerli lontani dai siti potenzialmente “pericolosi” che sono rinconducibili alla triade “sesso, droga e violenza”.

I più attenti critici hanno immediatamente fatto notare che questo sistema ha un comportamento alquanto “bizzarro” (per usare un eufemismo) nei confronti di alcune pagine web, che lo fa somigliare più ad un censore di tipo “politico” che ad uno di tipo “morale”.

Per esempio, attivando le opzioni di filtraggio, è possibile accedere liberamente al sito web del “Comitato Nazionale del Partito Repubblicano” (ovviamente statunitense) ma non alle pagine del corrispondente comitato del Partito Democratico. Il filtro farebbe “sparire” anche le pagine di altri candidati alle prossime elezioni presidenziali come quelle del “Green Party” (Partito Verde) e quelle dei riformisti guidati dal miliardario Ross Perot. Naturalmente, anche in questo caso, il sistema presenta delle vistose contraddizioni in quanto lascia visibili siti come quello del “Libertarian Party” (una sorta di Partito Radicale) che propugna la completa liberalizzazione delle sostanze stupefacenti e quelli di associazioni che promuovono la libera vendita delle armi.

E’ ovvio che una notizia del genere assume in Usa, a causa delle prossime elezioni, una importanza diversa da quella che potrebbe avere in Italia, anche se è facile far notare che – dopotutto – i minorenni non votano e quindi anche una discriminazione del genere non potrebbe certo influenzare in alcun modo il risultato elettorale. Tutto ciò è sicuramente vero, resta però il fatto altrettanto innegabile, e questa è l’ennesima dimostrazione, che un sistema di filtraggio delle informazioni, per quanto sofisticato e preciso possa essere, ha sempre degli effetti collaterali che possono in alcuni casi essere peggiori del male del quale pretende di essere la cura.

Aol ha comunque ben altre gatte da pelare, sia perché la proposta di fusione con Time Warner è stata giudicata negativamente dalle lobby dei consumatori, sia perché negli ultimi sei mesi ha ricevuto diverse denuncie da parte di altri provider proprio a causa dell’ultima versione (la 5.0) del suo software di connessione che, stando alle accuse, renderebbe impossibile all’utente che lo installa sul suo pc l’utilizzazione di un qualsiasi altro fornitore di servizi Internet.

E, visto quello che sta accedendo alla Microsoft, una accusa del genere è molto più rischiosa di qualsiasi accusa di censura politica.

Giuseppe

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Pubblicato il
5 mag 2000
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