Random024/ Bambini in trappola

Random024/ Bambini in trappola

Sono tra incudine e martello, tra chi vorrebbe spingerli ad impadronirsi delle nuove tecnologie considerate indispensabili per il loro futuro e chi vorrebbe renderli immuni da qualsiasi pericolo proveniente dalla Rete
Sono tra incudine e martello, tra chi vorrebbe spingerli ad impadronirsi delle nuove tecnologie considerate indispensabili per il loro futuro e chi vorrebbe renderli immuni da qualsiasi pericolo proveniente dalla Rete


Web – Dei bambini e di Internet si parla ormai solo quando si deve dare notizia di qualche indagine della magistratura contro “la pedofilia su Internet”, quando cioè, confondendo il mezzo con il messaggio, si diffondono centinaia di pseudo-notizie a proposito dei “pericoli della Rete”.

Lasciando alle morbosità altrui questo genere di argomenti proviamo a vedere se questa tendenza a demonizzare la comunicazione elettronica è una caratteristica della provincia Italia oppure se ha qualche punto di contatto con quello che avviene in un paese come gli Usa dove, stando agli ultimi dati, la metà delle famiglie è connessa ad Internet.

Il Senato statunitense ha proclamato il mese di ottobre “Mese della sicurezza dei bambini su Internet”, invitando gli educatori a far conoscere al grande pubblico il lavoro svolto al fine di rendere la Rete un ambiente sicuro per i più piccoli. Contemporaneamente, in una proposta di legge attualmente in discussione al Congresso si prevede che le istituzioni educative e le biblioteche che vogliano usufruire dei fondi speciali per l’acquisto di computer e per il pagamento dei costi di connessione alla Rete devono obbligatoriamente installare ed utilizzare una qualche risorsa tecnologica che consenta di bloccare o di filtrare i materiali considerati “dannosi” per i minori. Le istituzioni che non lo faranno e che non predisporranno dei sistemi di controllo per i minori che usano Internet, perderanno il diritto ad usufruire dei fondi speciali. Le istituzioni (comprese quelle private) dovranno anche organizzare almeno un incontro pubblico su questi temi.

Alcune associazioni, oltre a quelle solitamente attente ai tentativi di censura, come l’ American Library Association Washington Office hanno già avviato una campagna di pressione per evitare che passino quelle norme. Aol invece ha messo a disposizione gratuita delle scuole un portale specializzato con un motore di “ricerca” con filtro incorporato che però funziona solo con il suo software.

Mentre in Italia la preoccupazione è sulle ricadute elettorali degli allarmi pedofilia, trovandosi – sia a destra che a sinistra – tutti d’accordo per aumentare il controllo sulla comunicazione elettronica, negli Usa il dibattito è ancora aperto e si confonde più in generale con l’intera problematica relativa all’utilizzo dei computer da parte dei bambini in età scolare.

A questo proposito, si confrontano scuole di pensiero diverse: da una parte ci sono quelli che si lamentano del fatto che la diffusione della telematica nelle scuole non sia omogenea e che esistano delle aree di povertà nelle quali è persino difficile utilizzare i fondi stanziati dall’Amministrazione a favore dell’innovazione tecnologica; dall’altra ci sono estremisti, come quelli della Alliance for Childhood , che hanno chiesto addirittura una moratoria nell’introduzione di computer nelle scuole elementari. Alcuni ritengono che i miliardi spesi nell’acquisto di apparecchiature per mettere in Rete le classi, sia dettato più dalla spinta dei genitori ansiosi di fornire le necessarie conoscenze ai propri figli e dagli interessi dell’industria piuttosto che da una prova scientifica del fatto che i computer favoriscano l’apprendimento degli studenti.

Infine aumentano i gruppi di genitori, tipo le Mamme Militanti per la Sicurezza dei Bimbi , che propongono delle vere e proprie crociate contro il dilagare dei contenuti “dannosi” su Internet. Partendo dall’esperienza fatta con la TV, dove i bambini vengono bersagliati pesantemente da annunci pubblicitari, molti temono che su Internet si riproducano gli stessi problemi anche perché in questo caso la pubblicità non sarebbe più una “interruzione” nel flusso della comunicazione di un programma, ma sarebbe essa stessa “il” programma.

I bambini sono ormai in trappola, presi tra il fuoco incrociato di chi vorrebbe spingerli ad impadronirsi delle nuove tecnologie considerate indispensabili per il loro futuro e di chi vorrebbe anche vederli assolutamente immuni da quanto di pericoloso possono incontrare in Rete. E, come accade spesso con i paradossi, la ricerca di una soluzione per entrambi i problemi rischia di trasformarsi essa stessa nel problema maggiore.

Giuseppe

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Pubblicato il
14 ott 2000
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