Random032/ Napster nella rete dei media

Random032/ Napster nella rete dei media

Napster è la dimostrazione di come, nonostante passi il tempo, la visione che i media tradizionali offrono di Internet sia la stessa di sempre: un luogo di selvaggi da civilizzare
Napster è la dimostrazione di come, nonostante passi il tempo, la visione che i media tradizionali offrono di Internet sia la stessa di sempre: un luogo di selvaggi da civilizzare


Roma – Ci sono due aspetti della storia infinita di Napster che non riguardano direttamente la questione della violazione delle leggi sul copyright, ma che forse sono altrettanto interessanti: il primo è relativo al funzionamento di Internet ed il secondo al ruolo che hanno avuto in tutta questa vicenda i mezzi di comunicazione “tradizionali”.

Come è noto a tutti, la Rete è nata ed è stata progettata principalmente per favorire lo scambio di informazioni tra gli utenti: dai protocolli di comunicazione alle varie applicazioni usate, tutto è finalizzato a questo scopo, senza alcuna preoccupazione riguardante il contenuto delle informazioni veicolate. Un altro elemento fondante di Internet è il principio di condivisione tra gli utenti di risorse, di archivi, di file. Misurato da questo punto di vista Napster è un servizio (ed un software) Internet “perfetto” in quanto il suo scopo principale è quello di favorire lo scambio di informazioni e la condivisione di risorse.

Ma di servizi e di software del genere ce ne sono davvero tanti, e recentemente in un articolo su “Punto Informatico” ne sono stati elencati decine che fanno, più o meno, quello che fa Napster ma che non sono certamente altrettanto famosi.

Cos’è allora che fa la differenza?

La fanno, nonostante tutto, i “vecchi” mezzi di comunicazione di massa. La fama di Napster è derivata infatti non tanto da quello che se ne dice sulle liste di discussione o sui newsgroup, ma principalmente dalla diffusione di notizie più o meno allarmate ed allarmanti avvenuta in questo ultimo anno attraverso i mass media. Senza le decine di articoli sulla carta stampata e di servizi radiotelevisivi lo scambio di file mp3 sarebbe restato, come moltissime altre attività che si svolgono da sempre su Internet, assolutamente invisibile al grande pubblico.

Con la solita colpevole approssimazione molti giornalisti hanno presentato Napster come “il” problema principale delle Major discografiche mentre in realtà le strade che seguono gli scambi di file protetti da copyright sono molte di più e Napster è solo la più famosa di esse.

La settimana appena trascorsa ha visto andare in onda due nuovi episodi della saga.

E ‘ stato reso noto che la “International Federation of the Phonographic Industry” avrebbe passato alla polizia belga migliaia di nominativi di utenti Napster e che, fin dal dicembre scorso, sarebbero state eseguite diverse perquisizioni nelle case dei sospetti. Dal canto suo il Ministro della Giustizia avrebbe dichiarato che tali indagini hanno un livello di priorità bassissimo, anche perché il modo col quale i nominativi sono stati raccolti infrange le norme sulla privacy.

Inoltre, in una recente conferenza stampa Napster ha presentato il suo nuovo corso, quello di un servizio a pagamento in grado di produrre profitti per le Case discografiche, gli autori e gli artisti indipendenti. Le cifre messe a disposizione per evitare la chiusura del servizio sono di tutto rispetto e il sistema dovrebbe partire la prossima estate.

Comunque vada a finire, la storia di Napster è stato un interessante banco di prova dove si è misurata la forza della regolamentazione e quella della Rete, e non è detto che la vittoria di una delle due parti corrisponda alla sconfitta definitiva dell’altra. Ma è anche la dimostrazione di come, nonostante passi il tempo, la visione che i media “tradizionali” offrono di Internet sia la stessa di sempre: un luogo di “selvaggi” che vanno civilizzati.

In questo caso la civiltà passerebbe attraverso il controllo dei contenuti della comunicazione, unico sistema per sconfiggere in modo (quasi) definitivo le minacce dei “pirati” al tesoro del copyright. Ma questo controllo, nonostante il fantasma di Echelon che aleggia sempre più nell’aria, è ancora lontano e prendersela con Napster è solo una inutile perdita di tempo in quanto tutti i fanatici del download selvaggio già si stanno spostando su altri lidi alternativi al sistema incriminato.

Luoghi che resteranno sconosciuti fino a quando non verranno “scoperti” dai telegiornali della sera… e la storia riprenderà da capo.

Giuseppe

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Pubblicato il 24 feb 2001
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