Random035/ E se bastasse il senso comune?

Random035/ E se bastasse il senso comune?

Una indagine sull'uso della Rete negli USA afferma che l'email piace e che il commercio elettronico così come il video online non rappresentano che interessi di nicchia. E c'è chi dice che gli utenti sono stupidi
Una indagine sull'uso della Rete negli USA afferma che l'email piace e che il commercio elettronico così come il video online non rappresentano che interessi di nicchia. E c'è chi dice che gli utenti sono stupidi


Roma – Il mese scorso sono stati pubblicati i risultati di una indagine statistica del “General Accounting Office” degli USA (una struttura governativa di supporto al Congresso) riguardante “Caratteristiche e scelte degli utenti Internet”.

La ricerca, condotta su un campione di persone considerato rappresentativo degli utenti di Internet degli Stati Uniti, voleva studiare diversi aspetti di tipo sociologico di questa parte della popolazione: il tipo di accesso alla Rete utilizzato (modem, adsl, senza fili), le ragioni prevalenti che guidano alla scelta di un provider, le applicazioni considerate più importanti, il modo col quale viene usata Internet, quali costi comporta il suo uso e quanto sono disponibili ed a buon mercato gli accessi a banda larga.

Rimandiamo per approfondimenti alla ricerca , che presenta numerosi aspetti interessanti(il file pdf è liberamente scaricabile) e soffermiamoci solo su alcuni dei suoi risultati.

Per prima cosa vengono confermati dati già ampiamente noti, vale a dire che ad usare la Rete sono prevalentemente persone di razza bianca, con una buona educazione e redditi medio-alti; che i servizi a banda larga sono presenti più nelle grandi città che in quelle piccole e che il costo della connessione resta il fattore fondamentale nella scelta del fornitore di accesso.

Un dato sul quale riflettere è quello relativo ai servizi di Rete ritenuti dagli utenti molto o estremamente importanti: vince su tutti la posta elettronica (88,9%) seguita dal web (78,4%) e dai programmi di “real-time messaging” (50,7%); staccati i servizi di trasmissione audio-video (35,3%), quelli relativi al commercio elettronico (22,2%), alle creazione di pagine web personali (10,3%) ed infine alle chat (5,4%).

Da questi risultati viene fuori una immagine dell’utenza caratterizzata da un uso della Rete che privilegia soprattutto la comunicazione interpersonale e l’informazione piuttosto che i miracoli promessi dalla trasmissione di video o dell’e-commerce. Ed è anche interessante notare come all’ultimo posto della classifica ci siano le chat che, nonostante siano i principali strumenti di comunicazione in tempo reale e diretta, pagano sicuramente il prezzo di essere un servizio dove il “rumore” prevale quasi sempre sul “segnale”.

Un altro dato interessante è quello riguardante il tempo che gli utenti passano all’interno delle pagine del proprio ISP, sia per usare qualcuno dei servizi da esso fornito (e-mail, chat, newsgroup) che per leggere notizie o altro.

Ai due estremi si collocano da una parte il 10,2% del campione che afferma di non usare i servizi del proprio provider se non per la connessione e dall’altra lo 0,2% che afferma di passare, di solito, tutto il tempo del collegamento sulle sue pagine. Tra questi due estremi si trovano tutti gli altri. Anche se è facile darlo per scontato, la ricerca ha verificato che coloro che usano Internet più spesso sono anche quelli che meno accedono ai servizi del proprio fornitore di accesso e, al contrario, chi usa la Rete meno spesso passa più tempo sulle pagine del suo ISP.

Il dibattito sul cosiddetto “digital divide”, vale a dire la distanza che separa coloro che sono in grado di usare efficacemente i nuovi strumenti di informazione e comunicazione da coloro che invece non lo sono, continua ad alimentare negli Usa, almeno stando a quello che si legge in Rete, un ampio dibattito a tutti i livelli. Anche se non esiste ancora, allo stato attuale, un accordo su “quanto” profondo sia questo divario, ricerche come questa dimostrano, con tutti i limiti delle indagini statistiche, che i comportamenti di coloro che usano la comunicazione elettronica spesso sono molto diversi da quelli teorizzati da molti “esperti” e che si avvicinano a quelli che ci si potrebbe aspettare basandosi solo sul buon vecchio senso comune.

Insomma gli utenti non sono poi così stupidi come qualcuno ha interesse di far credere.

Giuseppe

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Pubblicato il
7 apr 2001
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