Random039/ Mestieri che si inventano

Random039/ Mestieri che si inventano

Da una parte abbiamo professionalità italiane formate che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro dell'ICT. Dall'altra si alza la quota dei tecnici indiani mentre si moltiplicano i corsi di formazione. Dov'è il trucco?
Da una parte abbiamo professionalità italiane formate che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro dell'ICT. Dall'altra si alza la quota dei tecnici indiani mentre si moltiplicano i corsi di formazione. Dov'è il trucco?


Roma – Secondo il Rapporto Annuale 2000 del CENSIS quest’anno ci sarà un consistente aumento di tutte le attività collegate alla Rete ma, a causa della mancanza di adeguati programmi di formazione professionale, l’Italia rischia di non riuscire a far fronte alle richieste del mercato.

Previsioni di questo genere sono state fatte un po’ da tutti: mancherebbero centinaia di migliaia di “tecnici” nel settore Internet e tale carenza sarebbe destinata ad aumentare nel tempo. Con queste premesse c’è da scommettere che nei prossimi anni la parola magica sarà “formazione”.

Molti hanno stilato un elenco di queste nuove professioni e spesso hanno anche indicato dettagliatamente i curriculum per ognuna di esse; in pochi casi però si è già iniziato a fare realmente qualcosa per limitare i danni di quello che sembra sarà un gap comunque inevitabile.

Tra i primi a realizzare concretamente progetti di formazione, il consorzio Skillpass, che recentemente si è trasformato in SpA. Si tratta di una società costituita fra Sviluppo Italia (Ministero del Tesoro) ed un gruppo di istituti bancari: Banca Intesa, Banca di Roma, Banca 121, Banca Popolare di Bergamo – Credito Varesino, Gruppo Bipop-Carire, Unicredito Italiano SpA.

Stando a quanto si può leggere sul suo sito, sono stati ben 57 mila gli utenti che, dal 2 maggio 2000, si sono registrati anche se solo 29 mila hanno compilato la scheda informativa che è il presupposto essenziale per partecipare (in modo completamente gratuito) al progetto. Ad oggi, sono attivati quattro cicli di formazione che hanno coinvolto 4 mila persone ed i primi tre hanno permesso a Skillpass di raccogliere in una banca dati i 1370 nominativi di coloro che hanno superato la prova finale.

I numeri, come si vede, sono di tutto rispetto e vista la carenza di specializzazioni web tanto sbandierata da tutti, ci si aspetterebbe che a questa serie di cifre seguisse anche quella delle persone avviate al lavoro grazie al progetto… e invece no.

L’unica, laconica, informazione che da mesi si può leggere sul sito di Skillpass recita testualmente così: “Il data base con l’elenco dei nominativi dei Certificati è in visione presso i soci finanziatori del progetto che hanno avviato i primi colloqui. Diverse aziende operanti nel mercato della net – economy ci stanno contattando, attraverso un account di posta elettronica appositamente attivato (imprese@skillpass.it). Skillpass una volta valutate le loro effettive esigenze, intende fornire alle aziende realmente interessate informazioni generali sui candidati certificati.”

A questo punto viene da chiedersi se il numero dei “candidati” avviati alle nuove professioni sia tanto basso da non essere pubblicizzato per timidezza o talmente alto da non essere mostrato per modestia.

Un piccolo aiuto a capire meglio un comportamento così poco trasparente può arrivare da una visita al sito Skillpassini che, già dal nome, ci fa capire di avere qualcosa a che vedere col progetto di cui sopra. Si tratta di una iniziativa autonoma che raccoglie in una “comunità virtuale” diversi partecipanti al progetto SkillPass che si scambiano informazioni, idee, progetti e critiche sui temi della formazione e delle nuove professionalità.

Nonostante il sito non sia aggiornatissimo (per cause di forza maggiore) una lettura dei messaggi pubblicati e della storie raccontate può dare un’idea di come i destinatari della formazione abbiano affrontato la faccenda. L’impressione generale che se ne ricava è quella di persone che hanno deciso di seguire dei corsi, pubblicizzati ampiamente su importanti organi di informazione e che alla fine hanno avuto la brutta sensazione di essere stati “abbandonati”, vista la decisamente scarsa accoglienza del mercato ai risultati della formazione.

A rigor di logica c’è qualcosa che non quadra: da una parte salgono alte le lamentele e si minaccia di “importare” tecnici dall’India mentre dall’altra ci sarebbero un migliaio di nuove professionalità che restano in attesa di entrare nel mercato del lavoro.

Dov’è il trucco?

Giuseppe

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Pubblicato il
14 giu 2001
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