Reportage/ RFID alla campagna d'Italia

Reportage/ RFID alla campagna d'Italia

di C. Patierno - Breve roundup sui dati e sulle analisi che l'hanno fatta da protagonisti durante la RFID Strategy and Technology Application Conference di IDC Italia. I radiochip nello Stivale
di C. Patierno - Breve roundup sui dati e sulle analisi che l'hanno fatta da protagonisti durante la RFID Strategy and Technology Application Conference di IDC Italia. I radiochip nello Stivale

Milano – Il 13 settembre si è tenuta a Milano una conferenza organizzata da IDC Italia dal titolo RFID Strategy and Technology Application Conference . Biglietto da visita sulla tecnologia RFID delle aziende Atos Origin, IBM, SAP e HP, la conferenza ha offerto al pubblico la presentazione di diversi progetti pilota e business-case, coprendo un ampio spettro di esperienze e di metodologie implementative nell’ambito di progetti sperimentali sulle tecnologie RFID.

Ad aprire la conferenza è stato Roberto Mastropasqua, TLC research director di IDC Italia, che introducendo gli scenari del mondo RFID ha posto l’accento sull’esigenza di maggiore flessibilità informativa, più investimenti italiani in innovazione (in Italia si spende il 10% del fatturato, in Europa 1/4, in Asia 1/3) e nuove regole per la buona progettazione. Alcune rilevazioni statistiche presentate da Mastropasqua, pur mancando della qualifica del campione statistico, hanno mostrato risultati interessanti.

Alla domanda: “Siete a conoscenza dell’offerta di soluzioni basate sulla tecnologia RFID”? Le aziende con un massimo di 249 dipendenti hanno risposto “sì” nel 13% dei casi e “no” nell’87%. Le aziende con oltre 249 dipendenti hanno invece risposto “sì” nel 27% dei casi e “no” nel 73%.

La differenza tra piccole/medie imprese e grandi imprese è dovuta essenzialmente alla relativa strutturazione e organizzazione: queste ultime possono infatti contare su un maggior numero di dipendenti, con un aumento dell’incidenza statistica di chi conosce la tecnologia e può divulgarla all’interno dell’azienda, e su specifici staff capaci di osservare le mosse dei concorrenti e studiare le tecnologie che si affacciano sul mercato. Commentando queste cifre, e valutando le indagini statistiche precedenti, il trend di crescita è alto (oltre il 70%), la qual cosa è un ottimo risultato per le aziende che offrono servizi ICT orientati anche all’RFID.

Alla domanda: “Prevedete di utilizzare o siete già utilizzatori di tecnologia RFID”? Le aziende di servizi alle industrie hanno risposto “sì” nel 45% dei casi e “no” nel 55%. Le aziende di servizi ai privati “sì” nel 75% dei casi e “no” nel 25%.

Come si evince dai risultati, l’interesse all’adozione della tecnologia, anche se diverso da settore a settore, è alto. C’è anche da dire che molti di questi futuri utilizzatori probabilmente usano già (senza saperlo) apparati RFID, principalmente nel controllo degli accessi.

Molto interessante è stata anche l’esposizione di una indagine fatta in USA, dove la tecnologia RFID è molto più conosciuta ed utilizzata. Alla domanda: “Cosa bisogna fare per estendere l’uso dell’RFID”? Oltre il 70% degli IT manager intervistati ha risposto:
– riduzione del costo dei tag (le etichette intelligenti alla base della tecnologia RFID, NdR);
– riduzione del costo dell’infrastruttura;
– organizzazione dei partner per filiera.

Alla domanda: “In che ambito è necessario un maggior investimento di risorse per la tecnologia RFID”? In ordine di importanza sono state date queste risposte:
– lettori di tag
– dispositivi handheld
– stampanti
– hardware
– database
– business intelligence
– middleware.

E’ chiaro come sia di primaria importanza per l’espansione di questa tecnologia l’investimento in apparecchiature sempre più robuste e cross-technology: uno dei timori più frequenti, per chi investe, è infatti quello di avere a che fare con una tecnologia che può divenire rapidamente obsoleta.

Molto interessante è stato l’intervento del prof. Luigi Battezzati, dell’osservatorio sulle applicazioni RFID del Politecnico di Milano, che ha esposto i risultati di una ricerca condotta dal proprio osservatorio su oltre 100 applicazioni RFID in Italia. Lo studio ha tenuto conto della tipologia di applicazioni e tecnologie progettate, quali standard si è deciso di utilizzare e come questi hanno inciso sul processo decisionale che ha portato all’adozione o allo scarto della tecnologia RFID.

La catena del valore - Clicca per ingrandire La ricerca, scaricabile gratuitamente dal sito www.osservatori.net , ha messo in evidenza alcuni elementi degni di nota, permettendo l’identificazione di una “catena del valore” di un’applicazione RFID, classificando le tipologie dei fornitori di soluzioni RFID (consulenti, system integrator ecc…) e come questi si collocano rispetto alle applicazioni classificate nella ricerca.

Lo studio ha inoltre messo in luce la distribuzione statistica delle tecnologie in base alle applicazioni, oltre che agli standard, e i relativi trend di miglioramento/upgrade (di cui si è già discusso negli articoli di Viaggio nel mondo RFID ). I dati sembrano dimostrare che il grado di conoscenza della tecnologia da parte degli attori definisce anche la tipologia di progetto (per chi non conosce la tecnologia: studi, analisi su carta, test tecnologici, progetti pilota; per chi conosce la tecnologia: progetti pilota e progetti esecutivi) e ha permesso l’identificazione di un circolo virtuoso e vizioso dei processi decisionali che portano all’adozione e al successo o meno di un’applicazione RFID, fornendo anche gli spunti per passare da un circolo vizioso ad un circolo virtuoso.

Il circolo virtuoso - Clicca per ingrandire Di minore rilevanza è stata la seconda parte della conferenza, che ha permesso comunque agli sponsor la presentazione della loro “vision” progettuale e l’approccio sistemico per i progetti sperimentali RFID. C’è da dire che sostanzialmente la metodologia di approccio progettuale è sempre la stessa, con piccole differenze tra un’azienda e l’altra: alla base di ogni soluzione RFID c’è un approccio strutturato e la possibilità di fornire la consulenza multidisciplinare. Da segnalare però come nessuna azienda, al convegno, abbia mostrato prodotti software o hardware dimostrativi. Inoltre, nonostante gli sponsor siano di valenza internazionale, dalle diapositive mostrate durante il convegno si evince che nessuno di loro ha istituito un laboratorio di sviluppo o di ricerca sul territorio nazionale: tutti i laboratori di ricerca sono presenti nelle sedi principali dislocate altrove, e soprattutto in USA ed Asia, lasciando scoperto invece l’asse italiano della ricerca, uno dei pochi dove il contributo dei nostri ingegneri può essere di valore aggiunto all’economia dei progetti in essere sul territorio nazionale.

La terza parte della conferenza è stata molto interessante in quanto sono stati esposti alcuni progetti realizzati dalle società partner che danno la misura delle potenzialità della tecnologie. Tra questi è giusto segnalare:

– Atos Oregin: progetto per il miglioramento produttivo della gestione dei kit di montaggio per un’azienda specializzata nella produzione di motori;
– HP/SAP: progetto per la tracciabilità della manutenzione dei motori di Trenitalia;
– IBM/Valtur: progetto “attuato e funzionante” di interconnessione tra apparati di pagamento RFID/Wifi e AS400 per fornire al cliente una singola card di pagamento;

Tutte le presentazioni sono scaricabili liberamente dal sito di IDC qui (è sufficiente cliccare sul link in agenda).

La quarta ed ultima parte della giornata ha visto il dott. Massimo Bolchini di Indicod-Ecr (rappresentante in italia di GS1 ed ECR Europe, organismi nati per la diffusione degli standard EAN/UCC e delle metodologie applicative degli stessi a livello mondiale), che ha parlato di EPCGlobal , lo standard dei tag UHF (che attualmente non sono utilizzabili in Italia per problemi con le normative sulle frequenze radio). Va segnalato come HP e Philips stiano collaborando per lo sviluppo e la normalizzazione dello standard EPCGlobal2.

Si ringrazia il prof. Battezzati ed il Politecnico di Milano per aver dato la disponibilità alla pubblicazione dei risultati della sua ricerca.

Corrado Patierno
Responsabile Gestione Progetti
TC Sistema Servizi S.p.A. Corrado Patierno : Nel vostro studio avete analizzato l’incidenza della competenza dei system integrator nel successo di un’applicazione RFID?
Luigi Battezzati : La nostra ricerca non aveva l’obiettivo di presentare un vendor rating dei system integrator operanti in Italia, che comunque riteniamo mediamente adeguati alla complessità dei problemi. La nostra ricerca ha analizzato, per la prima volta, i casi di applicazioni RFID in Italia con visite dirette che hanno portato allo sviluppo di specifici business case individuali dove abbiamo descritto le tecnologie adottate, i processi supportati, costi e benefici e infine il processo decisionale di adozione.

C.P. : Quanti progetti pilota sono stati trasportati/implementati in produzione?
L.B. : La situazione è assolutamente dipendente dal livello di maturità del settore d’applicazione. Per esempio, nel caso del ticketing abbiamo moltissimi progetti che sono già operativi, mentre nel caso dei beni di largo consumo pochissimi progetti pilota sono passati alla fase successiva.

C.P. : Per quale motivo?
L.B. : Le motivazioni non sono riassumibili in un unico elemento ma principalmente dipendono da costo del tag, stato degli standard, adeguatezza della tecnologia, rischi relativi alla privacy e coordinamento tra diversi attori della supply chain. Ad esempio: nell’ambito della logistica dei beni di largo consumo vi sono molte sperimentazioni, tra cui molto conosciute sono quelle di Wall-Mart in USA, tEsco in UK e Metro in Germania, ma poche implementazioni finali tra cui spicca Marks & Spencer in UK. Il motivo non è solo di “costo” dei tag, ma anche dell’integrazione delle applicazioni “lungo la filiera”, allo stato praticamente inesistenti per problemi di coordinamento dei diversi attori che spesso non ritengono di avere gli stessi interessi. Diversa invece è la situazione per i progetti interni alle singole aziende: abbiamo un unico decisore e quindi dove i progetti finalizzati al miglioramento della qualità, livello di servizio e alla riduzione dei costi, passano spesso dalla fase pilota alla fase di implementazione finale. Sono comunque pochissimi i progetti che coinvolgono attualmente più attori della filiera.

C.P. : Quali azioni dovrebbero essere messe in campo dal governo o dai privati per espandere le soluzioni RFID?
L.B. : Per permettere un’espansione del mercato RFID è necessario che si avviino progetti di filiera che permettano di utilizzare i tag lungo tutta la supply chain. Per realizzare questi progetti è fondamentale il ruolo di un leader di filiera (ad esempio Wall-Mart in USA o Metro in Germania) oppure di una organizzazione di categoria che svolga lo stesso ruolo (come Indicod-ECR in Italia per i beni di largo consumo).

C.P. : Secondo i suoi studi, le normative sulla privacy adottate dal garante in merito all’RFID incidono sull’adozione della tecnologia stessa?
L.B. : Le norme sulla privacy tutelano essenzialmente il consumatore finale ed oggi impattano poco sullo sviluppo della tecnologia RFID, che riguarda ancora prevalentemente i rapporti tra aziende, la logistica del business to business. Ma senza dubbio la normativa appena definita da Garante in Italia impatta su tre aspetti della nostra vita di cittadini: il divieto di usare RFID per controllare i lavoratori a distanza; il divieto di usare RFID per profilare i comportamenti dei consumatori che usano carte di pagamento o ticketing; il divieto di usare chip RFID sottopelle perché lesivi della dignità della persona. Solo in casi di documentata necessità sanitaria queste tecnologie possono essere utilizzate.

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Pubblicato il
23 set 2005
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