Reuters, il formato della verità

Reuters, il formato della verità

L'agenzia di stampa proibisce ai fotografi freelance l'utilizzo di file RAW: troppo il lavoro di conversione necessario, la realtà è altrove
L'agenzia di stampa proibisce ai fotografi freelance l'utilizzo di file RAW: troppo il lavoro di conversione necessario, la realtà è altrove

Reuters ha riferito ai fotografi freelance suoi collaboratori che non accetterà più foto derivate da formati RAW o CR2 . Il cambiamento è stato introdotto dall’agenzia con la riforma della sua policy mondiale in materia ed ha l’obiettivo di garantire testimonianze aderenti alla realtà, nonché di assicurarsi la velocità di trasmissione dei file.

“In qualità di testimoni oculari degli eventi giornalistici riportati da giornalisti responsabili ed impegnati – ha riferito un portavoce di Reuters – le immagini Reuters devono riflettere la realtà. Per quanto dunque perseguiamo i canoni più alti di qualità estetica, il nostro obiettivo non è quello di interpretare artisticamente le notizie”.

A preoccupare l’agenzia di stampa è evidentemente il fatto che i fotografi siano più orientati a cercare lo scatto artistico più che a documentare la realtà. Pertanto ha concesso di scattare foto in formato RAW, raccomandando di “scattare al contempo una foto in JPEG e inviare solo immagini originariamente in JPEG e con modifiche minime (nella correzione dei livelli ecc.).”

Per quanto il bando totale alle foto RAW appaia quantomeno drastico, sulla stessa linea di pensiero di Reuters in materia di compatibilità tra immagini modificate a fini estetici e giornalismo, si era in precedenza mossa World Press Photo, arrivando ad escludere il 20 per cento delle immagini caricate per partecipare al suo premio per il 2015 a seguito della comparazione delle immagini sottoposte al concorso giornalistico con i file RAW non modificati: in molti casi, secondo quanto riferiscono i responsabili del concorso, anche il cambiamento semplice dei toni porta ad eliminare qualcosa dall’immagine reale. E, come riporta anche il decalogo italiano del fotogiornalista, questo “non deve alterare la verità sostanziale dei fatti”, o come spiega il codice di condotta della statunitense National Press Photographers Association “l’editing deve mantenere l’integrità dell’immagine fotografata, del suo contenuto e del suo contesto”.

Oltre all’attinenza alla realtà, l’altra motivazione per l’esclusione dei file RAW è legata alla tempstività: “Eliminando il processo di lavorazione delle foto – dice il portavoce di Reuters – queste possono arrivare più velocemente ai nostri utenti”.

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 19 nov 2015
Link copiato negli appunti