Revolution Open Source nella PA italiana

Revolution Open Source nella PA italiana

Lo vuole il Ministero all'Innovazione che nel documento sulle linee guida per lo sviluppo della società dell'informazione attribuisce al software open source costi ridotti, indipendenza, trasparenza e sicurezza
Lo vuole il Ministero all'Innovazione che nel documento sulle linee guida per lo sviluppo della società dell'informazione attribuisce al software open source costi ridotti, indipendenza, trasparenza e sicurezza


Roma – Un documento importante quello intitolato “Linee guida del governo per lo sviluppo della società dell’informazione” pubblicato anche online dal Ministero all’Innovazione. Importante perché su quei binari si muovono gli sforzi dell’attuale esecutivo e rilevante perché, per la prima volta, si appoggia in modo assolutamente esplicito l’ipotesi di una scelta Open Source per il software nella Pubblica Amministrazione italiana.

Da pochi giorni il documento è online – come segnalato anche sulla mailing list dell’Associazione Software Libero – e dedica all’open source uno spazio finora inedito che sembra indicare drastiche novità nell’atteggiamento verso l’Open Source, ritenuto ora più “conveniente”.

Al paragrafo 8.9, “l’open source”, si legge:

“Va fatta un’approfondita valutazione, in linea con quanto sta facendo l’Unione Europea, sulla strategia open source per la Pubblica Amministrazione.
I prodotti open source (per caratteristiche intrinseche derivanti dalle stesse modalità di sviluppo e di evoluzione) determinano vantaggi in termini di:
” contenimento dei prezzi
” trasparenza (e quindi sicurezza)
” non dipendenza da un singolo fornitore
” elevata riusabilità
” accessibilità per le piccole realtà di sviluppo (economie locali)

In qualità di semplice utilizzatore, la Pubblica Amministrazione può quindi immediatamente rivolgersi al mercato dei prodotti open source per ridurre in modo consistente e rapido i costi di acquisizione e gestione di molte applicazioni software. Questo è vero per le piattaforme per servizi web, per gli ambienti operativi dai personal computer ai sistemi centrali, a molti strumenti di produttività individuale.

Inoltre, in qualità di catalizzatore, per la dimensione della domanda che rappresenta e per la possibilità di aggregare e supportare piccole realtà di sviluppo e ricerca, creando la necessaria massa critica, la Pubblica Amministrazione può avvantaggiarsi del modello open source in vari modi, tra i quali lo sviluppo di infrastrutture software per la connettività multicanale, lo sviluppo di piattaforme di interoperabilità, di soluzioni specifiche per la Pubblica Amministrazione e di piattaforme strategiche per il Paese (ad esempio quelle di eLearning ed eHealth)”.

Sebbene vada ricordato come in passato proprio dai ministeri di questo governo erano giunti segnali del tutto contrari all’Open Source , il documento programmatico del Ministero guidato da Lucio Stanca non sembra lasciare spazio a dubbi. Un altro articolo del documento sulle linee guida, infatti, riguarda da vicino lo sviluppo dell’Open Source, lo proponiamo qui di seguito.



Il paragrafo 12.1 del documento sulle linee programmatiche tratta specificamente di ricerca applicata e politica industriale per l’ICT. “Per favorire la ricerca applicata nei diversi settori dell’ICT – si legge – il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie ha individuato, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e il Ministero delle Attività Produttive, alcune linee di azione sinergiche:

” promuovere e incentivare la formazione di specialisti ICT in grado di svolgere ricerca applicata e favorire il loro inserimento nelle realtà industriali;
” incentivare lo sviluppo e il potenziamento di reti a larga banda fra università, centri di ricerca sia pubblici che privati e distretti industriali;
” incentivare lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti pubblico – privato ed il trasferimento delle conoscenze/best practice nel campo dell’ICT;
” stimolare la P.A. a divenire soggetto proponente e partner in progetti di ricerca ed innovazione;
” favorire il trasferimento e l’utilizzo di tecnologie ICT innovative al sistema delle PMI e dei distretti industriali;
” istituire un programma nazionale di ricerca sul software open source”.

Quest’ultimo punto è corroborato da un’altra affermazione contenuta nel documento che descrive gli scenari futuri, secondo cui “si diffonderanno gli standard aperti e i software open source, cioè i software liberi, la cui proprietà non sia di un singolo fornitore ma governati da una licenza d’uso che ne garantisce la possibilità di libero utilizzo, scambio, studio e modificabilità”.

La sensazione, dunque, è quella di una svolta.

Dopo la celeberrima lettera promossa e diffusa da InterLex sulla “Soggezione informatica dello Stato alla Microsoft”, dopo la presentazione della proposta di legge per l’introduzione del Software Libero nella Pubblica Amministrazione l’idea che ci si fa è che qualcosa si sia mosso.

Un segno, evidentemente, che l’affermazione sempre più ampia del modello Open Source nel mondo, il crescente interesse dimostrato dalle amministrazioni locali , l’impegno che su questo fronte hanno adottato alcuni dei più importanti player del mercato ICT (nonché fornitori della Pubblica Amministrazione), hanno consentito a questo modello di sviluppo e di mercato del software di superare molti degli ostacoli finora incontrati sul proprio cammino.

Si tratta ora di vedere se le linee guida del Ministero si tradurranno effettivamente in progetti e operazioni di sviluppo conseguenti.

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Pubblicato il 25 giu 2002
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