Ritorna E-Data: il download è nostro

Ritorna E-Data: il download è nostro

L'azienda conduce da cinque anni una battaglia sui brevetti sostenendo di possedere quello sul download, nella convinzione di poter far pagare tutti i siti che offrono download. Ora un tribunale le dà ragione
L'azienda conduce da cinque anni una battaglia sui brevetti sostenendo di possedere quello sul download, nella convinzione di poter far pagare tutti i siti che offrono download. Ora un tribunale le dà ragione


New York (USA) – E-Data potrà continuare a chiedere royalty a tutte le attività online che offrono servizi di download, ovvero consentono ai propri utenti di scaricare contenuti dal proprio sito o server. Un tribunale d’appello americano ha infatti riconosciuto a E-Data il possesso del brevetto per il quale l’azienda può rivendicare le percentuali su quelle attività telematiche.

La vicenda di E-Data, che assomiglia a quella di British Telecom che rivendica la paternità dei link ipertestuali, arriva da lontano e negli ultimi due anni la società era stata messa in croce da un certo numero di players, al punto che aveva dovuto rallentare la propria attività di “diffida” ai siti che fanno download. Attività che in qualche caso si è già conclusa con lucrosi accordi che assegnano ad E-Data percentuali sulle attività di download.

Il primo e più importante di questi accordi, stretto addirittura nel 1995, è stato stipulato con il colosso dell’informatica IBM, che da allora ogni anno paga un “abbonamento” a E-Data per coprire tutte le proprie attività di downloading. Ora l’azienda può contare su una decisione ufficiale che riconosce il proprio brevetto per andare a bussare alla porta di tutte le imprese e i siti che consentono di scaricare musica, prodotti, video, games o quant’altro dalla Rete.

Per fortuna, se così si può dire, la decisione della Corte d’Appello include anche una “clausola” sfavorevole a E-Data, una clausola secondo cui il brevetto posseduto dall’azienda non si applica ai download che vengono effettuati su hard disk di personal computer. Questo, dunque, significa che solo quanto viene scaricato su altri device di memoria potrà essere soggetto a richiesta di royalty da parte dell’azienda.

E la cosa non è da poco, se si considera che lo scaricamento di contenuti, come la musica, direttamente sui device “alternativi” è un mercato in espansione che gli analisti considerano come un ricchissimo mercato nel futuro. Tanto che secondo il vivacissimo Scott Hillstrom, presidente dell’azienda che ha sfidato il ridicolo per imporre il proprio brevetto, “questo genere di mercato crescerà moltissimo molto presto. Contiamo di farne parte a pieno titolo”. Occorrerà vedere quante delle nuove e spesso colossali aziende del downloading e dello streaming acconsentiranno a dare a E-Data quello che chiede. Ma non c’è dubbio che, se lo faranno, la piccola E-Data rimarrà a lungo al centro del mercato con una borsa piena di quattrini.

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Pubblicato il
8 nov 2000
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