Roma covo di aziende pirata?

Roma covo di aziende pirata?

Più della metà delle società ispezionate dagli agenti della Guardia di Finanza nell'area della capitale utilizzava software illegale o in modo abusivo. Per scopi peraltro del tutto legittimi
Più della metà delle società ispezionate dagli agenti della Guardia di Finanza nell'area della capitale utilizzava software illegale o in modo abusivo. Per scopi peraltro del tutto legittimi


Roma – Allarmano i produttori di software proprietario i risultati di una campagna di indagine e verifica condotta dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma sulle aziende e gli studi professionali di Roma e provincia, un’operazione legata all’ uso o abuso di software .

Sono circa 50 le piccole e medie imprese e gli studi che tra Roma e provincia sono stati sottoposti ad ispezione in un blitz che ha portato al sequestro, recita una nota, di “oltre 400 programmi informatici illecitamente duplicati e circa un centinaio di supporti (hard disk, CD-rom e DVD) contenenti programmi pirata”.

Secondo i consulenti tecnici di Business Software Alliance che da lungo tempo ormai assistono le Fiamme Gialle in questo genere di operazioni si può parlare di controvalore stimabile del materiale sequestrato (a prezzi medi di mercato) superiore ai 370mila euro. Come sempre, però, si tratta di dati da prendere con le molle: non è infatti al momento possibile capire quanti di quei software, acquisiti illegalmente dalle imprese controllate, sarebbero stati comunque installati da quelle società se avessero dovuto comprarli a prezzi di listino anziché ai prezzi ridottissimi del mercato nero.

Dalle indagini è risultato che 26 imprese (poco più del 50% del totale) detenevano software illecitamente duplicato , o comunque lo utilizzavano al di fuori dei legittimi contratti di licenza, o nelle forme dell’ underlicensing (acquisto una licenza e poi duplico il programma su più postazioni) o della masterizzazione abusiva o del download da Internet di programmi craccati.

Tutti i titolari delle 26 aziende inquisite (si va dagli hotel alle tipografie, dai commercialisti agli studi di ingegneria e architettura) sono stati denunciati all’autorità giudiziaria .

“E’ preoccupante scoprire che l’illegalità è così capillarmente diffusa, non solo fra privati cittadini e piccoli venditori di strada abusivi” – ha dichiarato il Col. Zafarana che ha coordinato l’operazione – “ma anche fra imprenditori e solidi professionisti, i quali peraltro utilizzano il software per attività profittevoli e assolutamente legali”.

“Un fatto che conferma quanto sia ancora diffuso, soprattutto fra le piccole imprese, un clima di scarsa consapevolezza dell’illiceità di queste pratiche, favorito per di più da una generalizzata percezione di sostanziale impunità dei reati contro la proprietà intellettuale”, commenta Arnaldo Borsa, responsabile antipirateria di BSA, che ha coordinato il lavoro dei consulenti. “Una situazione – ha concluso Borsa – che deve essere modificata sia rafforzando la collaborazione fra Associazioni di categoria e Forze dell’Ordine, sia intensificando i programmi di educazione del pubblico”.

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Pubblicato il
19 dic 2005
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