Romania, censurati 40 siti pornografici

Romania, censurati 40 siti pornografici

L'Autorità TLC locale non tollera la situazione e decide di iniziare a bloccare decine di IP. I siti sono accusati di non aver inserito password all'accesso e di non far pagare un quantum a coloro che accedono
L'Autorità TLC locale non tollera la situazione e decide di iniziare a bloccare decine di IP. I siti sono accusati di non aver inserito password all'accesso e di non far pagare un quantum a coloro che accedono

Tenere i minori il più al riparo possibile da materiali pornografici, impedire che l’esposizione a certi contenuti possa traviarne lo sviluppo e bloccare il perverso istinto di chi realizza siti con contenuti a luci rosse. C’è tutto questo dietro l’azione di censura disposta dall’Autorità rumena per le telecomunicazioni, ANC, contro 40 siti pornografici .

star rumena A detta di ANC, i gestori dei siti sono colpevoli di non aver posto tutti i contenuti dietro password di accesso né di aver predisposto sistemi di pagamento che costringano i visitatori dei loro siti a versare un quantum e a loro, i webmaster, di dichiarare al fisco i redditi derivanti dalle proprie attività online. La legge rumena , ha tuonato ANC, impone che questo genere di siti ospitati in Romania si attengano ai più alti standard di sicurezza: da qui la decisione di bloccare l’accesso attraverso l’inibizione dell’IP dei siti .

In una nota diffusa da ANC, e ripresa da EDRI-gram , dalle inchieste svolte emerge che “questi siti, con hosting in Romania, non hanno rispettato le disposizioni di legge che richiedono un accesso coperto da password (in molti casi non vi era neppure un avvertimento sull’età richiesta per l’accesso ai siti stessi) né quelle che impongono che per ogni minuto di utilizzo si richieda un pagamento”.

In realtà l’ordine di ANC non è stato rispettato da tutti i provider : al contrario di altri paesi europei, come l’Italia, dove esiste un coordinamento nazionale per far sì che i blocchi e sequestri dei siti avvengano in modo efficiente, le stime indicano che delle centinaia di ISP attivi nel paese solo alcuni abbiano implementato il blocco.

La natura stessa dell’inibizione all’accesso è risibile: effettuata a livello di IP sarebbe già stata bypassata da numerosi siti che, cambiando IP, sono tornati immediatamente disponibili anche al pubblico del paese in cui si trovano i propri server. Senza contare che alcuni dei siti bloccati non sono pornografici e lamentano la censura di contenuti del tutto legittimi, o di servizi di community frequentati da numerosi utenti.

A segnalare la sgangherata azione di ANC sono le organizzazioni che si battono per i diritti civili: sull’accaduto pesano le loro accuse di censura . Si fa notare ad esempio come solo nove segnalazioni siano giunte negli ultimi due anni all’Autorità TLC, che bloccare contenuti del genere significa boicottare la libertà di espressione e che la lista dei siti bloccati sarebbe in realtà stata realizzata da uno dei nove cittadini che si sono lamentati della situazione con ANC.

Rimane da vedere, peraltro, se la password obbligatoria e soprattutto l’imposizione di un determinato modello di business sia compatibile con la legislazione dell’Unione Europea della quale la Romania fa parte. Ma per saperlo ci vorrebbero dei ricorsi da parte dei gestori dei siti inibiti.

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Pubblicato il 19 dic 2008
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