Quando con il copyright si esagera, a perderci sono le piccole start-up come Quote Unquote Records , etichetta “discografica” che si autodefinisce come “la prima di sempre basata sulle donazioni” e che distribuisce le produzioni sonore delle proprie band gratuitamente sul web. Il sito ha vissuto una settimana di passione quando il suo fornitore di servizi online ha deciso di staccare la spina per aver distribuito contenuti protetti da diritto d’autore. Poco importa se quel diritto d’autore fosse della stessa QUR .
A spiegare l’accaduto è Jeff Rosenstock, frontman della band The Arrogant Sons of Bitches e responsabile di QUR assieme ai Bomb the Music Industry! , anch’essi parte della scuderia dell’etichetta. In un post su MySpace, Rosenstock dice che il sito di QUR è rimasto off-line per circa una settimana per aver ospitato online brani appartenenti a QUR senza prima avvertire il suo provider.
A rendere l’avventura ancora più bizzarra è il fatto che Rosenstock, autore di quelle tracce, le ha distribuite sotto licenza Creative Commons ignorando qualsiasi altra licenza. Per riavere il suo sito, però, ha dovuto attendere per giorni che il suo provider verificasse i diritti del proprio cliente.
Il commento di Rosenstock sulla vicenda è significativo: “La cosa più preoccupante per me – dice il musicista – è che sembra che gli impiegati del mio servizio di hosting si muovano secondo una policy di colpevolezza fino a prova contraria, il che è terrificante per chiunque non produca moduli postali fisici per ogni piccola idea, spedendoli poi all’ufficio del copyright”.
Per unire il danno alla beffa, prima che il sito dell’etichetta ritornasse online, Rosenstock non aveva a disposizione nemmeno una copia locale dei contenuti presenti sul server di QUR a causa di un crash dell’hard disk. Se l’host si fosse rifiutato di ripristinare l’accesso al sito gli artwork e gli MP3 dell’etichetta (e il relativo lavoro artistico dietro di essi) sarebbero svaniti nel nulla.
Alfonso Maruccia