Roma – Italia, 30 Marzo 2004. Un giorno memorabile per la lotta al crimine telematico. La grande macchina della polizia telematica mondiale sembra ormai funzionare a pieni regimi e nell’entusiasmo generale, non mitigato da considerazioni di carattere generale…, vengono consegnati alla giustizia pirati informatici e sfruttatori di atti pedofili.
Tutto questo perché negli ultimi due giorni sono state condotte due distinte azioni, coordinate a livello internazionale da Europol ed Interpol per soffocare un grande giro di pornopedofilia (che ha coinvolto 9 cittadini italiani) e per abbattere il traffico di materiale protetto da copyright.
Il numero totale delle segnalazioni ammonta a 150 individui, ed è stata la Guardia di Finanza ad iniziare il giro di vite che ha coinvolto danesi (ben 10 arresti per reati legati alla pornografia infantile), tedeschi ed inglesi.
Tra gli arrestati figurano un professionista fiorentino, che fotografava la figlia di sei anni per metterla alla mercè di una squallida rete di pedopornografia che si era organizzata attraverso i servizi P2); un bergamasco, coinvolto tra l’altro nell’ operazione “Clone Attack” contro la pirateria ; uno studente di Bari ed un giovane ecuadoriano residente a Milano.
Il colonnello Rosario Lorusso, comandante della Guardia di Finanza, ha annunciato che “sono state utilizzate tecniche investigative innovative”, e che l’uso illegale di Internet avviene sopratutto di notte. “Oltre il 90% del materiale visionato nelle ore notturne”, spiega il colonnello, “è di tipo pornografico”. Ma è ovvio che non tutta la pornografia è illegale…
Sarebbe però proprio attraverso un monitoraggio mirato delle attività notturne degli utenti Internet che la Guardia di Finanza si pone in grado di arrivare a comprendere i meccanismi commerciali delle organizzazioni criminali telematiche che fanno uso di materiale pedopornografico spesso proveniente dai paesi in via di sviluppo, come Thailandia ed ex-URSS, mete dello scabroso turismo sessuale occidentale.
La forza internazionale anti-pedofilia ed anti-pirateria coinvolge i tutori dell’ordine di tutto il mondo: la CIA e l’ FBI americane, le RCMP canadesi nonché le interforze europee raggruppate sotto lo stemma di Europol . La lotta allo spaccio di pedopornografia è sempre più tra le principali giustificazioni per il rafforzamento dei controlli sulla rete.
Nel mese scorso, Europol ha condotto una grande operazione contro orribili sfruttatori dei bambini, chiamata “Odysseus”: ha coinvolto Australia, Belgio, Canada, Olanda, Norvegia, Perù, Spagna, Svezia, Gran Bretagna e Germania. Il blitz, partito dalla Germania centrale, regione di Weisbaden, portà al controllo di ben 40 abitazioni. Non sono operazioni “casuali”: Europol si muove anche grazie a direttive europee specifiche, come il programma “Safer Internet” .
Il sistema globale di polizia telematica è ormai operativo al 100%, e sono lontani i tempi in cui la figura del “ciberpoliziotto” apparteneva soltanto alla fantascienza: sono tempi duri per i ciber-criminali che, a quanto sembra emergere, comunque certo non demordono.
Il problema dello sfruttamento di atti di pedofilia violenta sembra viaggiare di pari passo con l’allargamento di banda e con l’aumento delle connessioni ad Internet. Inoltre secondo il dottor Agnes Fournier de Saint Maur, capo della divisione Interpol per i crimini legati allo sfruttamento sessuale minorile, ogni singola azione internazionale riesce ad eliminare da Internet ben un milione di contenuti audiovisivi incriminati. Un dato che andrebbe messo in relazione al complesso di questo tipo di contenuti presenti in rete, stima che però non è possibile fare.
Però emerge che dal 1998 al 2004, secondo i dati Interpol, si è verificato l’incredibile aumento del 1800% nel numero di reati riconducibili alla pedofilia violenta. Una perversione senza frontiere che secondo gli esperti è alimentata da fenomeni come il turismo sessuale e la prostituzione minorile: la criticità della situazione è stata recentemente messa in luce in un convegno, svoltosi a Stoccolma, contro lo sfruttamento commerciale dei bambini. I dati sono raccapriccianti: nelle Filippine, con 6 dollari americani è possibile “noleggiare” un ragazzo di sei anni. A Bombay, in India, per 50 centesimi di dollaro è possibile fare sesso con ragazzine ridotte in schiavitù, segregate dentro bordelli simili a prigioni. Ma anche a New York, sulla nona Avenue, è possibile abbordare una ragazza quindicenne per 50 dollari: 80 dollari se si ricerca un rapporto sessuale non protetto.
Secondo gli addetti ai lavori esistono quindi forme di connivenza tra pedofilia “reale”, di “strada”, e pedofilia “on-line”, divenuta braccio commerciale della criminalità organizzata: Internet, secondo gli investigatori, è diventato il mezzo di comunicazione preferito per una vasta rete internazionale di pedofili senza scrupoli.
Il problema viene duque percepito come vasto e diffuso su tutto il territorio mondiale. È necessario, viene detto con forza dagli addetti ai lavori, l’apporto della società civile per sconfiggere questo marcio giro d’affari che annualmente ingrassa le casse delle organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento della prostituzione.
Su Internet sono presenti, già da tempo, organizzazioni come PervertedJustice , Anti Child-Porn Organization , SexCriminals . Ma anche realtà come ASACP , una tra le organizzazioni volontarie più presenti su Internet, che dal 1996 ad oggi è riuscita a segnalare e far chiudere più di 15.000 siti. In Italia, tra le altre, sono presenti l’organizzazione Stop-IT , che nei primi 10 mesi di attività ha ricevuto ben 1876 segnalazioni, o la stranota Telefono Arcobaleno .
A queste realtà, viene detto, e alle forze di polizia, gli utenti Internet possono fare riferimento per segnalare materiali con cui possono essere entrati in contatto, siti o file sui quali può essere importante aprire delle indagini. Sul sito della Polizia di Stato esiste un vademecum su come comportarsi in questi casi. Una presa di posizione dell’utenza internet non basterà a fermare gli abusi ma potrebbe rappresentare secondo gli addetti ai lavori più di un problema per le organizzazioni criminali che sfruttano Internet per questo genere di affari.
E potrebbe consentire di separare più facilmente attività criminose e criminogene come quelle descritte e attività, come l’uso del P2P, che appartengono più da vicino alle opportunità messe a disposizione dall’avvento della grande rete.
Tommaso Lombardi