Schneier: rubate la mia banda

Schneier: rubate la mia banda

Non ci sono vere ragioni per chiudere dietro password la propria rete WiFi. Anzi, è una questione di netiquette
Non ci sono vere ragioni per chiudere dietro password la propria rete WiFi. Anzi, è una questione di netiquette

Roma – Libera da ogni cifratura, aperta, a disposizione di tutti. Così si presenta la rete WiFi domestica di Bruce Schneier , celebrato hacker. Una questione di buona educazione e di senso civico, ha spiegato in un editoriale ospitato da Wired .

Bruce Schneier Una questione etica? Sì, e non ci sono ragioni tecniche o pratiche che possano indurre a ingabbiare una rete dietro una password. La sicurezza dei propri documenti? Nulla da temere, spiega Schneier: non è la rete a dover essere protetta , ma il computer di chi condivide la connessione. Proteggere adeguatamente il computer consente ai netizen di sfruttare a loro volta le connessioni pubbliche e le reti altrui senza temere che malintenzionati possano irrompere nell’archivio dei propri documenti.

Per il proprietario di un router WiFi dimostrare di avere una rete aperta secondo Schneier è la migliore difesa qualora qualcuno si diletti nel piggybacking , ovvero commetta azioni illegali sfruttando la libera connettività offerta. Quale miglior mezzo per dimostrare alle autorità la propria innocenza in caso di abusi? Una difesa che non può praticare – sottolinea Schneier – chi invece protegge la propria connessione e se la fa scippare.

Ma spesso le autorità non sono abbastanza competenti per accordare al condivisore di connettività un verdetto di non colpevolezza, si limitano a identificare una violazione con un indirizzo IP e non con l’effettivo colpevole: “molti avvocati consiglierebbero ai propri clienti di patteggiare piuttosto che rischiare di rimanere invischiati in un processo con l’accusa di aver contrabbandato pornografia infantile”. Ma nonostante la preoccupazione monti fra autorità inflessibili e cittadini criminalizzati, Schneier rassicura con un esempio: la proporzione tra i condivisori che operano illegalmente sul P2P e i processi intentati dalle etichette è così sbilanciata da rendere la probabilità di essere accusati simile a quella di essere colpiti da un asteroide.

È quindi solo una questione di atteggiamento: cedere parte della propria banda a chi si trovasse a passare nei pressi di casa propria è un imperativo morale, un principio etico. Chiunque decida di restituire al prossimo la cortesia, dà il proprio contributo per innervare il mondo di connettività. Unici esclusi, i paesi che soffocano con la burocrazia la cooperazione dei cittadini, Italia compresa.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
11 gen 2008
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